Marino sotto accusa il soccorso del Pd: ma ora cambi tutto

Marino sotto accusa il soccorso del Pd: ma ora cambi tutto
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Mercoledì 12 Novembre 2014, 05:49
LA GIORNATA
Raccontano che, per la prima volta in 17 mesi trascorsi finora a Palazzo Senatorio, Ignazio Marino avrebbe pensato alle dimissioni. Le accuse dettagliate di Andrea Augello, il fondato sospetto di avere più nemici del previsto nella stessa macchina amministrativa. «Non c'è nessun hacker, abbiamo ritrovato il permesso del sindaco e sappiamo chi ha elaborato il dossier falso: è stato il sindaco», dice in una conferenza stampa il senatore Ncd. Affondi cui fa eco la freddezza del Pd, che prima non muove un dito per difenderlo poi, dietro le quinte, lo attacca con toni diversi e qualche acuminato fendente. Fino a difenderlo pubblicamente, parlando di «attacchi politici», ma solo dopo aver dettato le condizioni per rinnovargli la fiducia mettendolo, per la prima volta in un anno e mezzo di consiliatura, nella condizione di dover trattare davvero alla pari con i partiti che lo sostengono nell'aula Giulio Cesare.
LA REAZIONE

Le prime ore del pomeriggio sono state le più difficili, per Marino. Delusione, rabbia, voglia di mollare tutto. Neanche il tempo di presentare uno spot contro il bullismo, insieme all'assessore alla scuola Alessandra Cattoi, che la giornata prende una piega molto complicata, con momenti drammatici. Le consultazioni con il centrosinistra romano non migliorano l'umore del chirurgo dem: in una telefonata dai toni molto accesi, il segretario romano del Pd, Lionello Cosentino, lo invita calorosamente a «chiedere scusa», ammettendo così di aver sbagliato. Troppo, decisamente troppo, per chi crede di essere nel giusto o, al massimo, di essere stato indotto in errore senza averne colpa. Iniziano a girare voci di un possibile addio del capo di Gabinetto Luigi Fucito, primo esponente del “cerchio magico” di Marino a essere messo fortemente in discussione dall'ascesa al colle capitolino. Il diretto interessato smentisce: «Non c'è alcun coinvolgimento del Gabinetto, quindi non saprei». Ed è lo stesso sindaco a fare resistenza su questa ipotesi, contrario come è a sacrificare uno dei suoi più stretti collaboratori sull'altare dell'affaire-multe. Ma più di un esponente del Pd lo mette esplicitamente all'indice: «Fucito per quanto ci riguarda ha già la valigia in mano». E il concetto sarà ribadito più tardi, nel vertice decisivo di questa convulsa giornata.
LE VOCI

A metà pomeriggio l'inquilino del Campidoglio va a Palazzo Valentini, sede anche di quella Prefettura con cui ha avuto un recentissimo scontro sulla trascrizione dei matrimoni gay, per presiedere la conferenza dei sindaci della Città metropolitana. Parla di progetti, prospettive, trattative con il governo per potenziare poteri e risorse del nuovo ente. Insomma, non offre l'immagine di uno con un piede sull'uscio di Palazzo Senatorio. Ma un segnale di nervosismo arriva subito dopo: quando, con una manovra diversiva della scorta, dribbla i giornalisti lasciando l'edificio da un'uscita secondaria, senza spiccicare parola. Il tam tam delle dimissioni si diffonde, favorito anche da un sms poco accorto che arriva ai consiglieri comunali dalla segreteria di Fabrizio Panecaldo, coordinatore della maggioranza. Oggetto: riunione urgente in Campidoglio, su dimissioni del sindaco. Un giallo che diffonde, anche nei gruppi dell'opposizione, l'idea che Marino stia per lasciare, che la sua avventura sia ormai ai titoli di coda.
IL VERTICE

A Palazzo Senatorio la riunione assume toni aspri. Marino non molla, difende a spada tratta il suo operato, insiste: un'intrusione informatica ai suoi danni è comunque avvenuta e «sarà la magistratura ad accertare i fatti». Il Pd detta le condizioni: cambio di passo nell'amministrazione, a partire dalla comunicazione e dai rapporti tra giunta e consiglio. Ma anche nomi nuovi, con Fucito nel mirino ma anche con l'esplicita richiesta di un rimpasto tante volte chiesto ma mai concesso dal sindaco. Alla fine, incassate le rassicurazioni del chirurgo dem, la maggioranza si ricompatta, preparandosi a respingere la mozione di sfiducia preparata dal Nuovo centrodestra. «È del tutto evidente che il sindaco di Roma è bersaglio di un attacco politico a fronte di una mera dimenticanza amministrativa degli uffici competenti, nel processo di rinnovo del permesso per l'accesso alla Ztl», scrivono Panecaldo e i capigruppo in una nota congiunta. La parola fine, però, ancora non c'è. Anzi.
Simone Canettieri
Fabio Rossi
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