La crisi energetica colpisce anche la scienza. Il Cern, l'Organizzazione Europea per la Ricerca Nucleare ha annunciato che potrebbe spegnere i suoi accelleratori di particelle. Il motivo? Con lo stop dei flussi di gas da Mosca, la grande quantità di energia richiesta dai macchinari potrebbe causare problemi alla rete elettrica della regione dove si trova l'impianto, al confine tra Francia e Svizzera.
Per questo Serge Claudet, presidente del comitato di gestione dell'energia del centro, sta elaborando piani per spegnere alcuni dei suoi acceleratori di particelle nei periodi di picco della domanda di energia. «Vogliamo evitare che ci siano dei blackout» ha spiegato al Wall Street Journal.
Il centro studi sta dialogando con il fornitore di energia (EDF Sa, compagnia francese) per ricevere un avviso anticipato in caso fosse necessario utilizzare meno elettricità. Verrebbe dunque attivata la modalità "risparmio" spegnendo alcuni accelleratori di particelle. Tra questi potrebbe scattare l'interruttore anche per il "Large Hadron Collider" il più grande del mondo dove è stato individuato il bosone di Higgs anche se si farà di tutto per evitarlo.
Il Cern consuma come un terzo di un'intera città
Nelle ore di punta il Cern consuma circa 200 megawatt di elettricità, un terzo dell'energia consumata nella città di Ginevra.
Perchè gli scienziati non vogliono spegnere l'accelleratore
Il Large Hadron Collider è uno degli otto acceleratori del Cern. Grazie a questo costoso macchinario (oltre 4 miliardi di dollari) gli scienziati riescono ad osservare le particelle subatomiche che si trovano all'interno degli atomi e il modo in cui interagiscono.
Spegnerlo rappresenterebbe un problema perchè il funzionamento dell'accelleratore si basa su magneti superconduttori raffreddati a - 456° F (il freddo è necessario a piegare il raggio delle particelle). Lasciare scaldare questi magneti significherebbe doverli raffreddare di nuovo, un processo che richiederebbe molto tempo e potrebbe ritardare gli esperimenti di settimane.