Bolletta triplicata e caro carni. Il macellaio Gianluca Nardi: ''Dopo tanti sacrifici guadagno azzerato''

Bolletta triplicata e caro carni. Il macellaio Gianluca Nardi: ''Dopo tanti sacrifici guadagno azzerato''
di Simone Lupino
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Mercoledì 7 Settembre 2022, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 18:20

Da una parte la spesa energetica: “Arrivano bollette con importi allucinanti. Aumenti rispetto allo scorso anno del 150 per cento”. Dall’altra i rincari sull’acquisto delle carni. “In media più 20%, ma il pollame anche +50%”. Gianluca Nardi, è un giovane macellaio che lavora nel centro storico di Viterbo: macelleria-enoteca dal 2013 a Porta della Verità. Intorno a lui le saracinesche si abbassano quasi ogni giorno per non riaprire mai più: “Da giugno hanno chiuso altre tre attività dentro le mura”. Lui resiste, ma è dura. Ha 31 anni e tre dipendenti. Nardi è anche presidente di Federcarni Lazio Nord Viterbo (Confcommercio). La sua voce può rappresentare quella dell’intera categoria.

Capitolo bollette. “Le nostre attività richiedono una quantità notevole di energia per lavorare, tra celle frigorifere, condizionatori (la temperatura deve stare sempre costante tutto il giorno) e altre apparecchiature. Quindi non è uno scherzo. Le faccio il mio esempio: l’anno scorso per il mese di luglio ho pagato 738 euro di corrente, quest’anno invece per lo stesso mese 1904 euro. E tutto questo consumando meno. Proprio per cercare di risparmiare, ho eliminato un vecchio frigorifero. Ma anche investire sull’efficientamento energetico significa affrontare costi elevatissimi. Mi limito quindi ad apportate alcune piccole migliorie. Evidentemente però non basta”.

L’altra voce che condiziona il bilancio di Nardi, come detto, è l’acquisto della “materia prima”. Nardi subisce di riflesso gli aumenti che gli allevatori sperimentano a monte: “L’aumento dei carburanti, quello dei mangimi, quello per l’irrigazione dei campi. Ormai l’attività agricola è quasi del tutto meccanizzata”. Aumenti che di riflesso si ripercuotono su quello che lui acquista. “Alla fine sono state costretto ad aumentare anche io un pochino i miei prezzi. Ma anche così non c’è più margine di guadagno. Lavoro 13-14 ore al giorno, tutto il sacrificio svanisce. Così non ce la fai ad andare avanti”. Licenziare non se ne parla. “Le nostre attività diventano come una piccola famiglia”. Ed è anche controproducente: “Significa ridurre il servizio ai clienti”.
“Peggio adesso che durante il lockdown”.

I macellai, come altre categorie del commercio rimaste aperte durante il periodo di restrizioni, vivono la situazione paradossale per cui i problemi maggiori sono arrivati dopo.

Anche perché mentre le spese aumentano, i consumi delle famiglie si vanno contraendo sempre di più: “C’è gente che non rinuncia alla qualità, ma compra meno: invece di prendere due chili di carne ne prende la metà”. Che il clima sia cambiato, Nardi lo ha iniziato a percepire in maniera evidente all’inizio dell’estate: “Ho anche un punto vendita a Montalto di Castro, aperto solo per la stagione. Prima la gente iniziava ad arrivare i primi di giugno, invece quest’anno solo dalla metà di luglio. Di solito si fermavano una-due settimana, questa estate invece c’è stato più un turismo mordi e fuggi. Spesa all’osso. I più andavano dalla grande distribuzione”.

Come uscirne? “Servono misure strutturali, Confcommercio ha avanzato proposte precise. Ma intanto dovrebbero dare la possibilità di rateizzare per periodi più lunghi i pagamenti delle bollette o stornare dalle stesse gli oneri di sistema”. Lui intanto sta valutando se passare ad altro operatore, ma la sensazione è che poco cambi.

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