Boris Johnson, il ritorno "a sorpresa" dell'ex premier: dopo le dimissioni di Truss potrebbe tornare al potere

L'ex premier è tra i favoriti nella corsa alle nomination interna al partito conservatore e potrebbe tornare a Downing Street

Boris Johnson, il ritorno inaspettato dell'ex premier: dopo le dimissioni di Truss è il primo in lizza per la guida dei conservatori
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Venerdì 21 Ottobre 2022, 16:03

Si era ritirato tre mesi fa tra scandali e polemiche, ma ora il suo nome è di nuovo in lizza per dirigere i conservatori inglesi. L'inestinguibile Boris Johnson, ex premier britannico, torna alla carica dopo le dimissioni di Liz Truss e, secondo gli analisti potrebbe riprendersi la guida del partito Tory sbaragliando la concorrenza degli altri due candidati Rishi Sunak, il suo ex ministro delle finanze e Penny Mordaunt, un ex ministro della Difesa.  Anche Ben Wallace, rispettato ministro della Difesa britannico, si è chiamato fuori stamattina (21 ottobre) dalla corsa per la successione a Liz Truss esprimendo la sua preferenza per Johnson. 

Il ritorno di Boris 

Che fine aveva fatto Boris Johnson? Dopo aver lasciato il 10 di Downing Street, l'ex premier britannico ora, nei giorni agitati delle dimissioni di Truss era in vacanza in Repubblica Dominicana. Ma appena è giunta la notizia della caduta della leader britannica ha lasciato le spiagge ed è tornato a Londra. 

Qui si è già aperta la corsa alla nomination fra i deputati conservtori. Per arrivare alla fase "finale" servono 100 voti entro lunedì e, successivamente, si passa a una consultazione online tra i membri del partito.

Il risultato, secondo i sondaggisti, potrebbe essere chiaro: nonostante le liti interne durante la sua premiership molti conservatori sono rimasti fedeli a Boris.  E così, dopo aver lasciato per tra scandali e indignazione dell'opinione pubblica (dal Partygate alle liti interne al partito) ora Boris potrebbe tornare in pompa magna alla guida della Gran Bretagna. Sarebbe il quinto premier in sei anni, dato che fa capire come l'instabilità politica sia ormai una costante nella Gran Bretagna del dopo Brexit.

 

Anche Ben Wallace si ritira in favore di Boris 

Ben Wallace ha detto di essere «orientato» a sostenere l'opzione di un ritorno in sella di Boris Johnson a condizione che l'ex premier «risponda» in modo convincente ad «alcuni interrogativi» rimasti aperti in relazione al cosiddetto scandalo del Partygate e ad altre vicende che sono state alla base delle dimissioni impostegli tre mesi fa.  

Wallace ha spiegato di ritenere che Boris Johonson abbia la legittimazione necessaria a un nuovo mandato, essendo stato il leader eletto che nel voto nazionale delle politiche di fine 2019 aveva portato i Tories a un largo successo di fronte all'elettorato più vasto del Regno. Il suo appoggio si aggiunge a quello di un'altra trentina di deputati schieratisi finora in pubblico a favore del clamoroso ripescaggio lampo. Primo fra tutti il ministro ultra brexiteer delle Attività Produttive, Jacob Rees-Mogg, che ha già lanciato addirittura uno slogan con hashtag collegato: «BorisorBust», vale a dire « Boris o il flop».  «Può cambiare di nuovo le cose. E sono sicuro che i miei colleghi sentono quel messaggio forte e chiaro», ha detto alla radio LBC il legislatore conservatore Paul Bristow. «Boris Johnson può vincere le prossime elezioni generali».   

I Tory hanno due anni per trovare una leadership forte 

Nonostante il successo all'inerno del suo partito, tutti i sondaggi indicano che se si andasse al voto generale adesso, i Tory perderebbero tantissimi voti. Ma i conservatori hanno ancora un'ampia maggioranza in parlamento e altri due anni di mandato. Due anni in cui trovare una nuova leadership e "traghettare" la Gran Bretagna nei mari agitatissimi della crisi economica dovuta alla guerra in Ucraina. Il prossimo leader erediterà un'economia che si avvia alla recessione, con tassi di interesse in aumento, sfiducia degli investitori, e inflazione oltre il 10%. Intanto la portavoce di Truss  ha detto che stanno proseguendo i lavori sul piano fiscale che dovrebbe essere definito il 31 ottobre, ma che spetterà al suo successore decidere se procedere. 

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