Jeremy Scott, il mondo cool del direttore di Moschino: «La mia prossima musa? Mi piacerebbe Sophia Loren»

Jeremy Scott, il mondo cool del direttore di Moschino: «La mia prossima musa? Mi piacerebbe Sophia Loren»
di Costanza Ignazzi
4 Minuti di Lettura
Venerdì 14 Luglio 2017, 08:54 - Ultimo aggiornamento: 15 Luglio, 09:43

Per alcuni è l'ambasciatore della pop art in salsa fashion, per altri l'eterno Peter Pan della moda. Dal 2013 Jeremy Scott ha preso in mano - e reinventato - il marchio italiano Moschino associandone il nome all'iconografia del ventunesimo secolo: Barbie, Mc Donald, i Looney Tunes e, da ultimi, i Transformers popolano i suoi coloratissimi modelli facendo girare la testa a star di Hollywood e dintorni. Lo paragonano ad Andy Warhol ma lui preferisce Roy Lichtenstein: «Si potrebbe scrivere una dissertazione di centinaia di pagine sul perché ha scelto di usare i fumetti. Ma puoi anche solo dire Oh, che carino!», dichiarò poco dopo il suo esordio, mettendo in chiaro fin da subito dove sarebbe andato a parare. L'ispirazione di Jeremy Scott, classe 1975, viene dalla cultura popolare della sua generazione: un pizzico di nostalgia, un po' di emozioni e un tocco ribelle tutto suo. L'ultima capsule collection, in collaborazione con Magnum, lo ha portato sul set insieme a Cara Delevingne e a sette «selvaggi» personaggi animati e poi a Roma per l'evento di lancio.


Jeremy Scott e Cara Delevingne, due personalità sopra le righe del fashion system insieme per un progetto. Che esperienza è stata?
«Adoro Cara, siamo amici e ho seguito il suo percorso fin dall'inizio. L'ho vista crescere prima come modella e poi come attrice. Avevo bisogno di un personaggio che emanasse un certo tipo di bellezza e ho pensato a lei: è naturalmente cool, senza bisogno di sforzarsi. Non c'era nessuno meglio di lei».

Talmente cool da osare un taglio a spazzola. Una nuova tendenza da tenere d'occhio?
«Mi piacciono i capelli corti in una donna, credo che la scelta di Cara di rasarsi quasi a zero sia molto coraggiosa per chi, come lei, ha costruito una carriera sulla bellezza e sulla necessità di avere una determinata immagine. Io stesso mi taglio da anni i capelli da solo con forbici e rasoio!»

La prossima celebrità con cui le piacerebbe collaborare?
«In questi giorni a Roma penso molto al grande cinema italiano, ai film che sono stati girati in questa bellissima cornice e così mi è venuta in mente Sophia Loren. La sua, secondo me, è la quintessenza della bellezza. Quindi sì, mi piacerebbe creare qualcosa con Sophia».

Roma è d'ispirazione?
«È una città magica, quando sono qui la notte mi piace passeggiare, esplorarne tutti gli angoli: sembra di camminare su un set di Fellini. Ieri notte sono stato alla Fontana di Trevi, era una meraviglia. Mi piace tutto di Roma, l'unica cosa che mi spaventa un po' sono i tassisti (ride), vanno talmente veloce che mi preoccupo per i pedoni».

I personaggi pop sono ormai una costante nei suoi lavori: lo scorso inverno ha portato in passerella i nuovi modelli in tema Transformers. Come li sceglie?
«Penso spesso agli elementi della cultura popolare con cui sono cresciuto perché amo la familiarità istintiva con il pubblico. Ho notato che si instaura questa specie di comprensione istantanea, anche se trasformo gli elementi e i loghi si mette subito in moto un tipo particolare di nostalgia che solletica le emozioni».

Nell'ultima collezione uomo abbiamo visto molto camouflage, pantaloni in stile militare, quasi un richiamo alle armi. Un messaggio nascosto?
«Sinceramente al momento la politica nel mio Paese, gli Stati Uniti, mi preoccupa molto. Mi sento come se dovessimo combattere veramente: scendere in campo e lottare per l'arte, per la verità e l'onore. La collezione era un messaggio specialmente per gli americani: dovete svegliarvi e partecipare alla vita pubblica tutti i giorni, non solo durante le elezioni».

Tra le tematiche che le stanno a cuore c'è anche l'ambiente. Moda e riciclo possono davvero andare d'accordo?
«Mi rendo conto che il fashion business produce molti rifiuti, tra e-commerce, spedizioni e tutto il resto. Così per la collezione autunno-inverno 2017-2018 ho pensato di vestire le modelle con cartoni, nastro da imballaggio e sacchi per la spazzatura: volevo prendere questi elementi e tirarne fuori qualcosa di bello. Un modo per dimostrare che tutti possiamo fare qualcosa per l'ambiente. Anche un piccolo gesto può contribuire, nel tempo, a migliorare la situazione».

Insomma ci si può divertire con la moda lanciando contemporaneamente un messaggio «serio»?
«Per me è il miglior modo di lanciare un messaggio. Nessuno vuole sentirsi fare la predica, invece con un po' di humour è possibile far capire qualsiasi cosa. È il famoso adagio con un poco di zucchero la pillola va giù».

E per il 2018 cosa dobbiamo aspettarci?
«Per quanto riguarda i trend di solito non sono bravo a individuarli, tendo a vivere in un mondo tutto mio. Nei miei modelli c'è tutto quello che sono, tutto quello che mi ispira, che mi colpisce, come se mi aprissi il petto e condividessi il mio cuore con il pubblico. In questi giorni stiamo facendo le prove per il prossimo show, che sarà a settembre e quel che posso dirvi è che probabilmente sarà molto più carino (in senso letterale) di quello che ci si aspetta da me. Quel che mi auguro è che sia eccitante e nuovo, è tutto ciò che mi interessa.