Balestra, la nipote alla guida della maison Sofia Bertolli: «La nostra eleganza per donne libere»

Parla l'erede del couturier Renato, scomparso nel 2022: «Da nonno ho imparato il valore dell’artigianalità». E Roma celebra lo stilista a cento anni dalla nascita

Balestra, la nipote alla guida della maison Sofia Bertolli: «La nostra eleganza per donne libere»
di Veronica Timperi
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Venerdì 3 Maggio 2024, 05:55

Determinazione e visione di una moda di qualità, innovativa e che allo stesso tempo abbracci l’importante eredità stilistica di famiglia, diventando accessibile ad un numero più ampio di donne. Il nuovo corso della maison Balestra passa attraverso questo pensiero di Sofia Bertolli Balestra, nipote del couturier Renato, la terza generazione alla guida del marchio. Allo stilista, scomparso a novembre del 2022, Trieste, la sua terra natale e Roma, sua città di adozione, renderanno omaggio per celebrare il centenario dalla sua nascita, oggi e domani, illuminando di Blu Balestra rispettivamente Palazzo ‘Urban Center delle Imprese’ e la Fontana del Nettuno e, nella Capitale, Piazza del Campidoglio, la Scalinata di Trinità dei Monti e Porta Pinciana.

Sofia, lei è cresciuta nella moda, come è stato?

«Mi reputo molto fortunata. Sono cresciuta nell’atelier di famiglia senza mai essermi sentita costretta a farlo. Il lavoro di mio nonno si è intrecciato alla nostra vita: mi ricordo ancora quando mia sorella Marta disegnò un vestito per la sua bambola e lui lo realizzò in atelier. Io ho fatto studi molto lontani dalla moda ma la passione mi ha sempre riportata dove sono. Non è stato facile affermarsi all'ombra di mio nonno e, per questo, ho lavorato molto sull’archivio e sullo strutturare la nuova Balestra».

Ripercorrendo la storia del vostro brand è impossibile non menzionare il blu. Qual è il primo ricordo che le viene in mente pensando a questo colore?

«Un tubetto di pittura che veniva usato in atelier per fare gli schizzi. Con accanto un pennello sempre sporco. Oggi rappresenta l’essenza del marchio. Possiamo quasi dire che nella nostra famiglia scorra sangue Blu Balestra. È un punto di blu unico, diverso dal China o Klein; era la firma di mio nonno noto come ‘Il pittore della moda’».

Tra le star che avete vestito quale vi ha più rappresentato?

«Vestiamo molti artisti. Mio nonno ha vestito le bellissime Gina Lollobrigida e Sophia Loren. Spesso mi raccontava un fatto alquanto curioso: Anita Ekberg, dopo un giro sul litorale italiano, ha portato a mio nonno degli scampi per renderlo felice.

All'epoca era un vero lusso. Oggi c'è un nuovo mondo di cantanti nord e sud americane che trovo molto interessanti da legare al nostro brand, poi ci sono personaggi affermati come Jared Leto che ha indossato una cappa Blu Balestra o Laura Pausini che ha scelto noi per tutti i concerti nelle Americhe».

Cosa le ha insegnato suo nonno?

«La curiosità in primis, l’importanza del viaggio per arricchirsi interiormente. Per quanto riguarda invece la sfera professionale, mi ha tramandato il valore dell’artigianalità, la conoscenza dei vari tipi di tessuti e mi ha fatto comprendere l’importanza dello sviluppo e del funzionamento dell’intera filiera produttiva. Nonno è stato un esteta e un incredibile creativo. Lui è con noi in ogni nuovo abito».

Lei ha curato il rilancio del marchio, come è la sua collezione?

«Preferisco parlare di re-design di Balestra. Ho voluto imporre una nuova estetica che potesse rappresentare meglio il presente. Il prêt-à-porter è stata una scelta necessaria per allargare i confini e imporci sul mercato internazionale. La nuova collezione si ispira alla figura di Circe, che nella storia è sempre stata raccontata da uomini come una maga ammaliatrice. Io ho voluto rileggere questa donna in chiave positiva e umana. Per me Circe è una scienziata moderna che conosce profondamente le proprietà dei fiori e delle piante e che utilizza il suo sapere per contrastare il suo status di ninfa. Ho voluto raccontare le donne emancipate, libere e indipendenti, mantenendo al contempo tutto il discorso delle pozioni, della magia e della scienza che ci ha portato a giocare molto con i tessuti».

In questi giorni si celebra il centenario dalla nascita di suo nonno. Se fosse stato qui cosa avrebbe detto?

«Mio nonno era molto ironico. Sarebbe stato felice di un simile regalo da Roma. E' un privilegio unico che mi rende fiera di quello che ha lasciato come bagaglio culturale. Avrebbe sicuramente detto "Grazie Roma per questo inchino"».

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