Ci sono case orologiere che hanno fatto la storia della misurazione del tempo. Non sono molte, ma con le loro innovazioni hanno fatto sì che i segnatempo riuscissero a sopravvivere a qualsiasi tempesta tecnologica. In occasione dei 60 anni del Carrera di TAG Heuer siamo andati a conoscere meglio questo modello con l'aiuto di Nicholas Biebuyck, direttore del patrimonio di TAG Heuer.
Cosa troviamo nel nuovo Carrera rispetto alla prima versione del 1963? Cosa è cambiato?
«Quando osserviamo le novità introdotte in Watches & Wonders, si può intuire immediatamente cos'è cambiato.
La variante del 1963 è considerata un importante pezzo da collezione. Anche i moderni Carrera diventeranno da collezione?
«È difficile da dire oggi. Se osserviamo i cronografi vintage o gli sportivi vintage degli anni Cinquanta e Sessanta, possiamo constatare che il design si è evoluto molto velocemente. La prima generazione di Carrera del 1963 aveva il quadrante argento, con la sua finitura soleil e l'inserimento del radio. Neanche un anno dopo il quadrante veste la versione Panda e poi subito quella inversa del Panda. Nel corso di soli 5 anni abbiamo visto qualcosa come almeno 40 configurazioni. Oggi, quando realizziamo un orologio come il nuovo Carrera il numero prodotto è molto elevato. Il collezionismo è cosa ben diversa. Certo, presentiamo sia le edizioni limitate che quelle speciali., ma se diventeranno da collezione sarà il futuro a dircelo».
Torniamo al nuovo Carrera: il Glassbox che vediamo sul suo quadrante è un'idea che in realtà nasce da lontano?
«Ci siamo concentrati sulla leggibilità. Il Glassbox è stato utilizzato sul modello celebrativo per il 50° anniversario: creava un'estetica bellissima, ma da una certa prospettiva anche una distorsione visiva e quindi la scala periferica non si vedeva. Il nostro obiettivo è stato di realizzare un vetro zaffiro bombato che migliorasse la leggibilità della scala lungo il bordo esterno del quadrante».
Quando viene progettato un nuovo TAG Heuer, viene consultato anche il vostro reparto Heritage?
«Non siamo direttamente coinvolti nella creazione. Tuttavia in fase di design, il product manager si rivolge a noi e ci chiede di raccontargli la storia del modello, vengono a visitare l'archivio e a visionare tutti i modelli storici. Conoscono la passione che ho per il collezionismo contemporaneo, quindi mi presentano alcuni prototipi per sapere il mio parere».
Cosa ne pensa del recupero dello stile vintage nel design di tanti orologi contemporanei?
«Penso che sia piuttosto facile riprendere un modello passato, ad esempio un Carrera, e portarlo al dipartimento sviluppo per scansionarlo e riprodurlo. La bellezza di un modello vintage è la sua storia con il suo "vissuto" di 50 anni, con i suoi graffi, la sua patina. Se entrassi in una boutique per acquistare un modello contemporaneo vorrei avesse l'ultimissima tecnologia, la massima impermeabilità e la massima resistenza. Quello che abbiamo fatto con il nostro Carrera è stato di preservare il suo DNA originale adattandolo all'era moderna».