La disubbidienza di Carola fa scuola, in Svezia Elin riesce a bloccare un aereo e salvare un profugo afghano

La disubbidienza di Carola fa scuola, in Svezia Elin riesce a bloccare un aereo e salvare un profugo afghano
di Franca Giansoldati
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Lunedì 29 Luglio 2019, 09:27 - Ultimo aggiornamento: 09:38

La disobbedienza della attivista tedesca, Carola Rackete, fa scuola. Stavolta è una ragazza svedese di 22 anni, attivista di un gruppo che si batte per i diritti umani, a far parlare di sè e diventare una specie di eroina. Elin Ersson di fatto ha impedito - con la sua protesta - il decollo di un aereo sul quale viaggiava un uomo afgano che veniva rimandato in Afghanistan perchè non aveva ottenuto lo status di rifugiato. «Non posso sedermi al mio posto se a quest'uomo non viene garantita la sicurezza e viene fatto scendere dall'aereo con la possibilità di restare in Svezia. Se dovesse essere rispedito nel suo Paese rischiebbe la vita».

La protesta a bordo dell'aereo, avvenuta alcuni giorni fa, ha dato inizialmente origine a comprensibili e forti malumori tra i passeggeri per il ritardo che stava maturando il volo. Poi alcuni di loro hanno iniziato ad appoggiare la contestazione di Elin, una studentessa di 22 anni, che ha mandato in diretta Facebook tutta la vicenda, amplificandone la portata, fino a farla diventare un caso politico.

Dopo quasi un'ora - con l'aereo fermo sulla pista pronto a decollare all'aeroporto di Gotheborg -  la comunicazione del comandante. L'uomo afghano è stato fatto sbarcare e la sua espulsione è stata provvisoriamente rimandata. Nel frattempo Elin è diventata l'eroina svedese dei movimenti che si battono per una politica europea più inclusivista.

La Svezia sta portando avanti una linea molto rigida e restrittiva riguardo l'accettazione dei rifugiati. Nel 2018 ha garantito una quota di 14 mila rifugiati, praticamente due volte di meno di quelli concessi l'anno prima. Un argomento infuocato. Sicuramente il tema delle migrazioni sarà al centro delle elezioni legislative previste per settembre.

Elin non è la prima volta che organizza blitz di protesta del genere. Nel settembre 2018 si era battuta per far rimanere in Svezia una ragazza africana, Selma, che viveva in Svezia da quando ne aveva nove. Una dei tanti minori non accompagnati che si sono ritrovati a emigrare, viaggiando per mezza Europa. La Svezia però l'ha rispedita in Italia (da dove era arrivata). «La polizia praticamente l'ha rapita e deportata in Italia mettendole in mano solo 100 euro, togliendole il telefonino e impedendo di chiamare persino un avvocato» ha sintetizzato Elin Ersson sul suo profilo Facebook.

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