Premio Mario Lattes per la Traduzione dedicato alle donne e al mondo arabo

Premio Mario Lattes per la Traduzione dedicato alle donne e al mondo arabo
di Simona Verrazzo
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Sabato 18 Luglio 2020, 14:45 - Ultimo aggiornamento: 20:33

Samuela Pagani, Maria Avino, Nadia Rocchetti, Monica Ruocco e Barbara Teresi. Sono questi i nomi delle cinque finaliste della prima edizione del Premio Mario Lattes per la Traduzione, organizzato dalla Fondazione Mario Lattes e dall’Associazione Castello di Perno. Il riconoscimento, che avrà cadenza biennale, porta il nome dell’editore, romanziere, poeta e anche pittore torinese Mario Lattes. A vincerlo è stata Maria Avino. 

Il premio «pone l’attenzione sul fondamentale ruolo dei traduttori nella diffusione della letteratura e sull’impareggiabile contributo della traduzione nell’avvicinare popoli e culture differenti, abbattendo muri ideologici, creando ponti culturali e favorendo il dialogo».
E per questa prima edizione si è deciso di puntare su due approcci: le donne impegnate nel ruolo di traduzione e la lingua araba, parlata da 420 milioni di persone, tra vicino oriente, nord Africa e anche Europa, se si considerano le grandi comunità nel Vecchio Continente.

Alla selezione finale sono arrivate cinque professioniste, a conferma che la traduzione, l’immersione totale nella lingua e di conseguenza nella cultura di un popolo, non conosce distinzione di sesso. Cinque donne che hanno fatto conoscere ai lettori italiani autori e autrici di caratura internazionale. Samuela Pagani è la traduttrice di Corriere di notte di Hoda Barakat (La nave di Teseo, 2019): con questo lavoro la scrittrice libanese ha vinto, nel 2019, l’International Prize for Arabic Fiction (Ipaf), considerato il Nobel per la Letteratura per gli autori arabi, prima donna ad aggiudicarselo singolarmente. Maria Avino ha tradotto Morire è un mestiere difficile, del siriano Khaled Khalifa (Bompiani, 2019); Nadia Rocchetti invece Viaggio contro il tempo, della libanese Emily Nasrallah (Jouvence, 2018); Monica Ruocco ancora con Il suonatore di nuvole, dell’iracheno Ali Bader (Argo, 2017); infine Barbara Teresi con Una piccola morte, del saudita Mohamed Hasan Alwan (E/o, 2019), testo vincitore dell’Ipaf 2017.

La cerimonia è accompagnata anche da una lectio magistralis – L’arabo letterario moderno può dirsi una lingua “europea”? – dell’orientalista Fabrizio Pennacchietti, che pone l’accento su quanto l’arabo sia una lingua così vicina all’Europa.

La giuria stabile è stata affianca da una giuria specialistica, composta da esperti del mondo arabo e che sono tutte donne, docenti accademiche di lingua e letteratura: Manuela E.B. Golfo (IULM di Milano), Claudia Maria Tresso (Università di Torino) e Isabella Camera d’Afllitto (Roma La Sapienza e Napoli L’Orientale), quest’ultima è uno dei più grandi esperti di lingua araba al livello europeo. Perché l’Italia, con le sue studiose, è un’eccellenza internazionale anche nella traduzione.

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