Quando la realtà si prende una delle (rare) rivincite sulla virtualità mediatizzata, può accadere l’impensabile.
Succede, in questo caso, che la maggioranza degli italiani, nel voto popolare anticipatamente reso pubblico per errore dalla Rai, voti a favore della canzone della cantante israeliana Eden Golan. Il 39,31 per cento delle nostre preferenze sono andate lì dove non sarebbero dovute andare secondo il mainstream che descrive gli italiani – scambiandoli per alcune minoranze studentesche con kefiah al collo e Free Palestine negli slogan - schierati contro lo Stato d’Israele e le sue espressioni. Anche contro le migliori, come nel caso dei contratti di studio degli atenei di quel Paese, solitamente molto all’avanguardia, con i nostri.
Insomma, carramba che sorpresa!
Siamo un popolo che, per evidenziare che certe narrazioni mediatiche sono sbagliate, si ribella alle imposture e quando può dice la sua come ha fatto all’Eurovision: vade retro Israele?
Macchè. E pensare che la canzone che ci piace tanto, che si chiamava October Rain (chiaro riferimento alla strage del 7 ottobre), che non volevano accettare nella gara, che ha dovuto cambiare titolo (ora si chiama «Hurricane») e modificare il testo, è stata pure contestata con fischi e buu durante le prove l’altra sera.
No, a dipingere Israele come il male sono pochi studenti che occupano ogni tanto poche aule universitarie, ma sia loro sia le aule dove bivaccano vengono amplificate nella narrazione mediatica come se rappresentassero l’Italia intera.
Il falso format della protesta di massa è stato bucato dai voti veri dell’Eurovision. A riprova che Israele per la gran parte di noi non è affatto un Paese canaglia. In questo caso si dirà: sono solo canzonette. Ma non è vero.
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