Carolina Invernizio, la rivincita della prima giallista italiana dimenticata

Carolina Invernizio, la rivincita della prima giallista italiana dimenticata
di Valeria Arnaldi
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Sabato 13 Giugno 2020, 12:36 - Ultimo aggiornamento: 13:56

«Notte tiepida e dolce, una notte sul principio di settembre. Le undici erano sonate a tutti gli orologi della città, allorché un giovane dalla figura slanciata, vestito elegantemente di bigio, con cappello di feltro di egual colore, attraversò la piazza d'Armi». Si apre così, con uno sguardo quasi languido sulla notte e qualche vezzo modaiolo, per poi calare a sorpresa il lettore in una vicenda oscura, dal ritmo incalzante, fitta di colpi di scena, Nina La poliziotta dilettante di Carolina Invernizio, progenitrice della tradizione giallistica italiana, uscito per la prima volta nel 1909 e ora ripubblicato da Rina edizioni, con prefazione di Alessia Gazzola e postfazione di Silvio Raffo. Protagonista, una giovane che, per scoprire l'identità dell'assassino del fidanzato, si improvvisa detective.






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LA CRITICA
Un personaggio innovativo, poi divenuto trend nella letteratura e nel cinema, peraltro oggi ancora attuale come dimostrano molte serie tv. Innovativa d'altronde era l'autrice, passata da feuilleton e gotico al poliziesco, uscita dunque dai generi all'epoca ritenuti femminili, per raggiungere nuovi lettori. Un'impresa riuscita. «La difficoltà più grave - affermava la scrittrice - sta nel prologo, che deve colpire subito il lettore, trascinarne l'interesse in modo che non gli riesca di lasciare il romanzo, finché non abbia veduto la fine».
Invernizio conquistò il mercato - i suoi romanzi, oltre cento, sono stati tradotti in più lingue, anche armeno, cinese e tagalog - ma non la critica. Antonio Gramsci la definì «un'onesta gallina della nostra letteratura popolare». Per Gian Pietro Lucini era una «impudente scombiccheratrice di carte». Secondo Benedetto Croce, tra le capofila di «un infinito pulviscolo di instancabili romanzatrici». Insomma, una donna, con il giusto talento, a guardare il consenso, ma che, per molti, era al posto sbagliato, pronta a fare della donna il vero eroe del romanzo. Ed è proprio per ricordare il ruolo di scrittrici come Carolina Invernizio e restituire loro il dovuto spazio nella storia della letteratura che è nata la casa editrice Rina, fondata nel 2018 da Michela Dentamaro, romana, classe 1991. «Le scrittrici, per lungo tempo, sono state associate a romanzi rosa, poesie e via dicendo, ma hanno dato contributi importanti pure al di fuori di quegli ambiti - spiega Dentamaro - La detective ideata da Invernizio è un personaggio moderno, dinamico, determinato. Ecco, forse non abbiamo avuto Agatha Christie, ma qualcosa di simile, sì. L'autrice fu penalizzata per il fatto di essere donna. A ciò si aggiunsero critiche allo stile: proveniva dal romanzo di appendice e usava una prosa semplice. Senza trascurare forse un po' di invidia per la fama che aveva conquistato». Il tema di genere c'è. «Anche oggi - prosegue - le scrittrici incontrano più difficoltà, specie ad alto livello, rispetto ai colleghi. È difficile pure il cammino delle donne editrici, a maggior ragione da giovani. In fiera capita di essere scambiate per standiste. Libri come Nina. La poliziotta dilettante possono essere interessanti per tutti e per ricordare alle donne quante si sono battute per far emergere la propria voce». Tra le novità in arrivo, «un progetto su autrici di romanzi che, su riviste, scrivevano anche di moda. Un lavoro di ricerca consistente. L'intenzione, di libro in libro, è far sì che ogni scrittrice del passato sia raccontata da una scrittrice contemporanea». Per riflettere sulle donne di ieri e di oggi».
 

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