Federica Gasbarro, la Greta italiana: «Noi donne siamo più empatiche rispetto all'ambiente»

Federica Gasbarro
di Valentina Venturi
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Giovedì 20 Febbraio 2020, 21:03 - Ultimo aggiornamento: 26 Febbraio, 17:52

La Greta Thunberg italiana si chiama Federica Gasbarro. 25 anni, attivista per il clima, romana e futura biologa: le mancano quattro esami per laurearsi in Scienze Biologiche a Tor Vergata. Dalle manifestazioni per il clima a Roma con pochi partecipanti, si è ritrovata a New York, alle Nazioni Unite.

Green è donna? Esiste una marcia in più nell'essere donne?
«Abbiamo molto da dire. Non che gli uomini non lo abbiano, ma noi sotto l’aspetto emotivo siamo più forti, entriamo in empatia più facilmente rispetto ai ragazzi. Il che ci porta a prendere più a cuore la situazione. Posso avere il senso materno a mille o per niente, ma di certo sono consapevole che la specie deve continuare: dobbiamo lasciare un pianeta più vivibile».

Il suo attivismo nasce grazie a Greta?
«Certo! Avevo seguito e seguo i seminari che fa la mia Università sui cambiamenti climatici. Guardando i primissimi spazi tv occupati dalla vicenda Greta ho pensato che lei ha 16 anni: io voglio diventare una scienziata per cambiare le cose. Ma nel frattempo? L’unico modo per non perdere tempo era scendere in piazza anch’io».

L’ha mai incontrata?
«Più volte, la prima è stata il 19 aprile 2019 a Roma. Nella passeggiata che abbiamo fatto con altri ragazzi da villa Borghese a piazza del Popolo abbiamo parlato di tutto, dalla situazione che viviamo in Italia, all'ambiente fino a tematiche leggere, da ragazze: vorrei gli occhi scuri e io li vorrei chiari come i tuoi».

Come è arrivata alle Nazioni Unite?
«A luglio 2019 ho visto su internet l’invito del segretario generale delle Nazioni Unite per seguire un summit a New York. C’erano solo 100 posti disponibili, eppure mi sono candidata e sono stata scelta con il mio progetto scientifico. Da lì ho iniziato a domandarmi: da futura biologia e da ragazza che ha imparato a credere in se stessa e nelle proprie idee, perché non dare una mano anche agli altri? Se ce l’ho fatta io ad arrivare all’Onu e a farmi dare una borsa di studio dalla fondazione di Mike Bongiorno, possono farcela tutti».

A gennaio ha pubblicato il libro “Diario di una Striker” (Piemme). Da cosa è nato?
«È venuto di conseguenza all’esperienza per l’ambiente. Negli ultimi tempi mi scrivevo su un’agendina appunti e pensieri di quello che accadeva nella mia vita. Ho fatto ordine e li ho inseriti nel libro, che contiene anche un manuale per essere green tutti i giorni e una parte dedicata alla comprensione dei cambiamenti climatici».

A chi vanno i proventi?
«Ad Earth Alliance di Di Caprio e a Medici Senza Frontiere. Gli alberi sono nostri alleati contro gli effetti del climate change, mentre MSF aiuta le popolazioni che già stanno soffrendo e morendo a causa del riscaldamento globale. Non ci guadagno nulla».

È mai stata bullizzata?
«Ho subito tantissime critiche. Una volta feci un’intervista video con il cellulare accanto. Sono apparsi subito una sfilza di commenti perché da ambientalista avevo il cellulare. Ma da giovane non voglio tornare al calesse con gli asinelli, voglio provare a convertire questo mondo alla sostenibilità».

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