«Non siamo cavie», in piazza le donne rovinate dall'anticoncezionale “Essure”

L'immagine della pagina Facebook sui problemi di Essure
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Domenica 15 Settembre 2019, 18:52 - Ultimo aggiornamento: 16 Settembre, 08:38
«Bayer, non siamo cavie». Lo slogan sulla maglietta gialla. L'appuntamento stamattina a piazza dell'Esquilino per protestare contro il contraccettivo “Essure” che ha rovinato molte donne ed è stato ritirato nel 2017. «Vittime di Essure», la scritta sugli striscioni. La manifestazione è stata organizzata dal gruppo “Essure-Problemi in Italia” fondato da Annabel Cavalida e ha coinvolto, attraverso il tam tam su facebook, tantissime donne arrivate anche da altri paesi. Nel mirino delle attiviste, la Bayer, colpevole di aver distribuito il contraccettivo  Essure che ha provocato in tante danni irreversibili. È stato L’Espresso lo scorso novembre  a denunciare in Italia lo scandalo delle protesi difettose impiantate nelle pazienti.  Essure è un anticoncezionale permanente: due fili metallici, avvolti a spirale l’uno sull’altro, che dovrebbero favorire la chiusura, per cicatrizzazione, delle tube di Falloppio.

Nel 2016, Essure è finita nel mirino dell’Agenzia nazionale della sicurezza del farmaco dopo che molte delle 120mila donne che lo avevano scelto come anticoncezionale hanno iniziato a lamentare una serie di effetti collaterali che andavano dai dolori addominali alla nausea, al vomito, alla depressione. Il numero delle donne che accusavano questi problemi è cresciuto mese dopo mese, alla fine la Bayer è stata costretta a sospendere gli impianti.

Quello che le donne chiedono in piazza è la creazione di un protocollo d’espianto, un vademecum da inviare a tutti i chirurghi e i ginecologi per insegnare loro come espiantare Essure. Inoltre, chiedono al ministro della Salute di realizzare una mappatura del fenomeno. In Italia sarebbero settemila le donne a cui è stato impiantato il contraccettivo permanente. 
«In tutto il mondo - si legge sulla pagina Fb di Annabel Cavalida - ci sono donne che arrivano a farsi amputare organi sani pur di risolvere i problemi di saluta dovuti alle sostanze nocive che questo dispositivo rilascia». 

Il Codacons ha già presentato sul caso un esposto alla Procura di Roma. «Sosteniamo con fermezza la protesta delle donne che non vogliono essere trattate come cavie e lanciamo una class action contro l'azienda in favore di tutte le pazienti danneggiate dal contraccettivo».

 
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