Fermo, nuova inchiesta sulla morte di Roberto Straccia: tutti i segreti

Il padre di Roberto Straccia a Chi l'ha visto
di Letizia Larici
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Venerdì 16 Ottobre 2015, 14:24 - Ultimo aggiornamento: 16:23
FERMO – Roberto Straccia ucciso dalla criminalità organizzata, perché scambiato per il genero di un pentito? E’ uno dei nuovi retroscena che riaccendono i riflettori sul giallo della morte del 24 enne universitario di Moresco, scomparso da Pescara il 14 dicembre 2011 e ripescato cadavere in mare il 7 gennaio 2012 sul litorale di Bari Palese, a 300 chilometri di distanza.



Il colpo di scena svelato mercoledì sera nel corso della puntata di “Chi l’Ha visto?”è solo un assaggio dei nuovi elementi in mano al legale della famiglia Straccia, l’avvocato romano Marilena Mecchi, pronto ad opporsi alla seconda richiesta di archiviazione nella nuova udienza del 3 novembre davanti al gip di Pescara. I giudici abruzzesi hanno sempre sostenuto che Roberto sia morto suicida o per una tragica fatalità. Ma la famiglia Straccia e in particolare papà Mario non ha mai creduto a questa versione, continuando a lottare per ottenere risposte certe.



Ora sembra spuntare una nuova pista. «A luglio – spiega l’avvocato Mecchi – sono venuta a conoscenza di un fascicolo per omicidio volontario aperto nel 2012 dalla Procura di Pescara e archiviato in fretta e furia. Nel dossier compare la dichiarazione giurata della compagna di un pentito calabrese, resa davanti alla Guardia di Finanza, che racconta come Roberto sia stato ucciso al posto del genero del boss. La donna afferma che l’errore sia nato su Facebook. I killer avrebbero scandagliato il profilo dell’universitario, convinti che fosse il loro bersaglio per la stretta somiglianza».



Non solo. Prosegue l’avvocato Mecchi: «La dichiarazione sembra confermata da un secondo elemento, sempre presente nel fascicolo: un’intercettazione tra un altro collaboratore di giustizia e sua moglie effettuata nell’ambito di una separata indagine sulla criminalità organizzata calabrese. Poi c’è la testimonianza di un benzinaio di Perugia, che rivela come i primi di dicembre di quattro anni fa, poco prima della scomparsa di Roberto, un’auto targata Catanzaro con due uomini a bordo si sarebbe fermata al suo distributore per chiedere informazioni su come raggiungere Moresco».



Elementi su cui l’avvocato Mecchi sta cercando di far luce con una richiesta di riscontro inoltrata alla Direzione nazionale antimafia.