Capire la luce, insomma. Senza tralasciare le sue ombre. IGuzzini è stata la prima azienda a parlare di illuminotecnica (anni Settanta). La metropoli illuminata da un raggio di luce su sfondo nero (torna il gioco luce-ombra-penombra), così come le tre lune al centro di un panorama carico di pathos e contrasto in chiaro-scuro. Manifesti che hanno fatto la storia, esaltati dalla stampa internazionale. Altra mission: eliminare lo spreco di energia, garantendo la migliore illuminazione. Non solo nuova tecnologia (l'avvento del led), ma attenta analisi a 360 gradi. «Ricordo il nostro impegno per ammodernare gli impianti di illuminazione delle città, obsoleti e costruiti con materiali superati. Con gli studi di Cnr ed Enel, capimmo che c'era uno spreco del 40% dell'energia. Il lampione che indirizzava il 30% di luce verso il cielo di fatto non lo illuminava. Da qui lo slogan: “Chi ha rubato la Via Lattea”. Servì anche a farci conoscere all'estero». Ombra e luce spiegate anche con i semi di zucca. Ecco come andò quella volta con l'Università di Friburgo: «Mettemmo dei semi di zucca in contenitori di vetro, in parte al buio e in parte esposti alla luce. Risultato? Le piantine crescevano in maniera diversa per colore e grandezza. Quindi, la luce incide nelle piante, nella natura. Figuriamoci nella psiche dell'uomo. Non a caso nei Paesi del Nord Europa nei mesi di buio quasi totale lievitano gli stati depressivi». Adesso è pronto un nuovo miracolo dell'alta tecnologia: «Stiamo illuminando il Cenacolo a Milano. Soddisfazione enorme, anche per il gruppo di ragazzi che lavora con noi che è veramente meraviglioso».
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