La disoccupazione femminile raggiunge così il 12,7%: un tasso tra i più alti delle regioni del centro-nord, che schizza al 40,9% per le giovani. Da uno studio condotto da Novella Lodolini dell’Ires Cgil Marche su un gruppo di 133 aziende dei principali settori manifatturieri, emerge che dei 44mila occupati, 18mila sono donne e 26mila uomini. Il dato più comune è che la presenza femminile decresce all'aumentare dei livelli professionali.
Ecco che su un totale di 22.262 operai, le donne sono 8.070, pari al 36,3% e ,in quasi tutti i settori, si concentrano nei livelli di inquadramento più bassi. E anche tra il personale con qualifica impiegatizia, le difficoltà delle donne ad accedere ai livelli più alti sono evidenti: i 16.374 impiegati sono costituiti per il 49,3% da donne. Differenze notevoli anche per quanto riguarda la retribuzione. Se la retribuzione media di un uomo è di 29.600 euro, quella di una donna è di soli 21.100 euro: le lavoratrici quindi percepiscono in media 8.500 euro in meno rispetto agli uomini.
Dall'analisi emerge che queste differenze possono essere condizionate da un maggior ricorso per le donne al part- time, anche se spesso si tratta di part- time involontario, e ai contratti a termine.