Commercio, riapertura dei negozi tra mille incertezze

Commercio, riapertura dei negozi tra mille incertezze
di Rita Cammarone
3 Minuti di Lettura
Martedì 28 Aprile 2020, 07:40
Bar e ristoranti in take away dal 4 maggio, rinviata al primo giugno la riapertura… a distanza. «La fase 2 programmata dal Governo per la riduzione del lockdown ci lascia amareggiati» commenta Italo Di Cocco, presidente Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi di Confcommercio) per la provincia di Latina e Frosinone.

Di Cocco teme la disfatta per il settore stremato dalla chiusura degli esercizi a causa del Coronavirus e dalla riapertura, incerta, a fronte di costi aggiuntivi per gli adeguamenti. «Speravamo di tornare alle nostre attività da metà maggio e ci stavamo già organizzando con lavori di sanificazione dei locali e reclutamento del personale. Ma le aspettative create da anticipazioni non corrette si sono liquefatte con l’ultimo Dpcm. Riapertura a giugno, se non vi sarà una ripresa dei contagi».

Di Cocco ha già festeggiato mezzo secolo di attività e non sarà l’ultimo Dpcm a frenare la sua voglia di impresa: «Ora ci concentriamo sull’asporto, take away e food delivery. Il consiglio per i clienti è di prenotare: si riducono file e tempi di attesa e quindi il rischio di contagio Covid. A livello nazionale, come Fipe, abbiamo organizzato una piattaforma (www.ristoacasa.net) sulla quale i nostri associati hanno la possibilità di esporre i propri servizi e relativi prezzi. I clienti potranno scegliere cosa ordinare e dove. Infine – conclude Di Cocco – la mia idea è anche quella di creare gruppi di acquisto in modo tale da ottenere sconti dai fornitori e ridurre il prezzo rivolto al consumatore finale». 

Tempestato di messaggi da parte di esercenti insoddisfatti dall’ultimo decreto di Giuseppe Conte, Valter Tomassi, presidente Confcommercio Latina, condivide in pieno difficoltà, timori e incertezze dei negozianti che riapriranno il prossimo 18 maggio. Si naviga a vista soprattutto sulle indicazioni da rispettare per la tutela dei lavoratori e dei clienti: «Prendiamo ad esempio il settore dell’abbigliamento. Il capo provato, se non acquistato, dovrà essere sanificato prima di metterlo di nuovo a disposizione del cliente. Esistono già alcuni prodotti da utilizzare su un tessuto piuttosto che su un altro, ma non sappiamo se siano da considerarsi conformi» spiega bypassando il discorso del distanziamento sociale, mascherine e quanto altro perché già entrato nell’immaginario collettivo. Tomassi agli associati Confcommercio di Latina più critici nei confronti del Governo ha posto una domanda: «Voi vi prendereste la responsabilità di una decisione così importante per la salute di tutta la nazione?».

Acqua sul fuoco delle polemiche, quindi, Tomassi guarda alle cose da fare come associazione, partecipando al tavolo istituito dal Comune di Latina: «Tra le istanze presentate l’abbattimento di tutti i tributi locali per tutto l’anno e un contributo, a fondo perduto, per coprire i canoni di affitto dei mesi di chiusura. Abbiamo chiesto controlli più serrati da parte degli organi preposti al fine di ottenere il rispetto della disciplina che regola i codici Adeco onde evitare scorrette concorrenze: inammissibile, ad esempio, che una frutteria possa fare ristorazione».

A riaprire, forse, il primo giugno anche parrucchieri, barbieri e centri estetici. «Siamo sconcertati davanti alla posizione del Governo nei nostri riguardi – afferma Elena Nardone, presidente del gruppo Bellezza e Benessere di Confcommercio –. Avremmo dovuto essere i primi a ripartire, perché già obbligati da anni alle sanificazioni, all’uso di dispositivi di protezione e sterilizzazione degli strumenti, invece saremo gli ultimi. Le parole del presidente Conte ci hanno ferito. Siamo preoccupati per il nostro futuro e quello dei nostri dipendenti».

«Bisogna leggere e capire bene tutti i temi – commenta Ivan Simeone, direttore della Claai di Assoimpresa Lazio Sud -. Siamo preoccupati, soprattutto in assenza di informazioni certe sulle modalità della ripartenza».
© RIPRODUZIONE RISERVATA