Pugile ucciso, un testimone: «Lo hanno pestato a morte ma non era gente di Ponza»

Pugile ucciso, un testimone: «Lo hanno pestato a morte ma non era gente di Ponza»
di Rita Cammarone
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Giovedì 17 Dicembre 2020, 23:57

Sulla morte di Gianmarco Pozzi spunta una testimonianza importante, già acquisita dalla polizia giudiziaria. Un ragazzo di Roma, con obbligo di dimora a Ponza, ha riferito ai carabinieri alcuni importanti dettagli sull’uccisione del pugile 28enne, ritrovato cadavere la mattina del 9 agosto scorso sull’isola pontina in uno spazio angusto tra la parete esterna di un’abitazione e il muro di contenimento di un terreno a monte, in una zona impervia e scoscesa tra le località di Santa Maria e Giancos.


Massimo il riserbo degli inquirenti su questa deposizione.

Ma qualcosa trapela. Oltre a confermare l’ipotesi dell’omicidio, il ragazzo ha indicato il coinvolgimento di alcune persone nell’omicidio. Chi erano? Al momento si sa solo che le persone tirate in ballo dal testimone non sono di Ponza, e che uno tra loro è straniero, di nazionalità romena. Si tratta di una testimonianza attendibile? Se lo chiedono anche gli investigatori della famiglia Pozzi, che ieri e l’altro ieri si sono recati a Ponza per effettuare alcuni accertamenti durante i quali hanno rinvenuto una traccia verosimilmente ematica sul coprimaterasso del letto utilizzato da Gianmarco nell’alloggio condiviso con altri tre ragazzi che come lui svolgevano il compito di buttafuori nella discoteca Blue Moon.


Recentemente la famiglia Pozzi ha accertato che, negli ultimi giorni di vita del ragazzo, l’appartamento era frequentato da un giovane romeno ospite dei ragazzi. Un dettaglio che rimanda alla testimonianza fornita agli inquirenti. Una coincidenza? Numerosi gli accertamenti disposti dalla Procura di Cassino che sul caso ha aperto un fascicolo contro ignoti per l’omicidio del 28enne romano. Oltre all’esame tecnico sull’iPhone della vittima, affidato al consulente Fabiano Querceto, sarà importante capire quali utenze di telefonia mobile erano eventualmente presenti sul luogo del rinvenimento del cadavere nelle ore di interesse. Il telefono della vittima è stato repertato dai carabinieri a qualche decina di metri dall’intercapedine dell’orrore. Diversi i messaggi ricevuti e non letti e un’ultima chiamata da un numero che quella tragica domenica, ricomposto dai militari dallo stesso telefono, avrebbe continuato a squillare a vuoto. Perché? Sul giallo di Ponza, legato alla morte dell’ex campione di kickboxing, aleggia un altro fattore importante per le indagini coordinate dal sostituto procuratore Maria Beatrice Siravo. E’ il fattore cocaina. Dall’esame tossicologico effettuato su campioni prelevati dal corpo del 28enne, la dottoressa Daniela Lucidi, incaricata dalla Procura, ha rilevato un’intossicazione acuta da cocaina con dosaggi compatibili con lo sviluppo di allucinazioni e deliri. Gianmarco prima di morire era strafatto di cocaina. In che giro era finito il buttafuori della discoteca più in voga della movida ponzese, nell’estate Covid?


La famiglia Pozzi, che per Gimmy chiede verità e giustizia, si è affidata oltre all’avvocato Fabrizio Gallo, anche alla criminologa Roberta Bruzzone. In questi giorni il pool si è arricchito della consulenza medico-legale del professor Vittorio Fineschi che pur avendo a disposizione il solo materiale fotografico del cadavere sottoposto ad esame esterno - non essendo stata effettuata l’autopsia ed essendo poi stata cremata la salma – ha già confermato che il 28enne avrebbe subito un pesante pestaggio prima di finire in quel luogo angusto, con l’osso del collo rotto e un evidente ferita alla testa. La sua relazione sarà depositata in Procura nei primi giorni di gennaio. L’altro ieri a Ponza, gli investigatori della famiglia Pozzi hanno raccolto testimonianze su quanto successo quella tragica mattina presso l’alloggio dei ragazzi, in merito ad un’improvvisa assenza di acqua per la quale si sarebbe reso necessario l’intervento di un idraulico. Sono emerse versioni differenti su orari e presenze.
 

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