Ponza, «Sangue in casa del pugile»: test con il luminol per scoprire la verità sulla morte di Gianmarco Pozzi

Ponza, «Sangue in casa del pugile»: test con il luminol per scoprire la verità sulla morte di Gianmarco Pozzi
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Giovedì 17 Dicembre 2020, 07:26 - Ultimo aggiornamento: 07:52

Sul letto di Gianmarco Pozzi è stata rinvenuta, ieri mattina, una traccia verosimilmente di sangue. Così, già la prossima settimana, i Ris potrebbero recarsi nell'isola per verifiche approfondite con il luminol. S'infittisce il giallo di Ponza, legato alla morte del giovane pugile romano. Un caso di omicidio, per la Procura che ha aperto un fascicolo contro ignoti e per la famiglia del ragazzo che non ha mai creduto a una causa accidentale del decesso.
L'ipotesi su cui vertono le indagini difensive della parte offesa, la famiglia del 28enne, morto il 9 agosto scorso sull'isola pontina, è che il ragazzo sia stato «massacrato e gettato nell'intercapedine quando era già inerme». Il suo corpo, ricoperto di ferite, era stato ritrovato in uno spazio angusto tra due muri, in mezzo a un campo scosceso pieno di rovi.

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La famiglia Pozzi, rappresentata dall'avvocato Fabrizio Gallo, si avvale ora della preziosa consulenza del professor Vittorio Fineschi, docente ordinario di Medicina Legale dell'università La Sapienza, che ha già confutato la relazione della dottoressa Daniela Lucidi, incaricata dalla Procura di Cassino nelle ore successive al dramma.
Una perizia, quest'ultima, basata esclusivamente sull'esame cadaverico esterno e sul test tossicologico, secondo la quale le ferite riscontrate sul corpo del giovane sono compatibili con una caduta dall'alto e con un'intossicazione acuta da cocaina con dosaggi compatibili con lo sviluppo di allucinazioni e deliri. Ma il professor Fineschi, analizzando le centinaia di fotografie scattate sul tavolo dell'obitorio in sede di esame - materiale che il sostituto procuratore Maria Beatrice Siravo ha messo a disposizione della famiglia Pozzi «ha già parlato di una brutale aggressione subita dal 28enne prima di finire nello spazio angusto, precipitato da un'altezza di meno di tre metri», ha anticipato ieri l'avvocato Gallo. La relazione del professor Fineschi, autorevole professionista, noto anche per essere stato perito di parte della famiglia Cucchi nel processo per la morte di Stefano, sarà depositata il prossimo 2 gennaio.


IERI A PONZA
L'avvocato Gallo - insieme a famigliari stretti di Gianmarco Pozzi, il padre Paolo e la sorella minore Alice ieri si è recato sull'isola di Ponza per effettuare accertamenti tecnici nel luogo in cui il ragazzo, ex campione di kickboxing, è stato trovato morto, con l'osso del collo rotto e una vistosa ferita alla testa, con il cuoio capelluto completamente staccato dal cranio.

Ma anche all'interno dell'alloggio che il 28enne condivideva con altri tre coetanei e colleghi di lavoro. Nella prima tappa, nella zona compresa tra le località Santa Marina e Giancos, sono state effettuate importanti misurazioni per la verifica della compatibilità delle ferite riscontrate sul corpo di Gimmy, come ad esempio un'evidente ecchimosi sull'addome, lunga e sottile. Secondo una prima ricostruzione, effettuata appunto ieri, il ragazzo sarebbe stato picchiato e bloccato con l'addome contro il muretto, dal quale poi sarebbe precipitato, tanto da impedirne la respirazione. Nella seconda tappa, invece, sono state trovate tracce verosimilmente ematiche sul coprimaterasso del letto usato da Gianmarco nella sua breve permanenza a Ponza, dove da appena quindici giorni lavorava come buttafuori presso la discoteca Blue Moon.

 


LE INDAGINI DELLA PROCURA
La prossima settimana l'alloggio abitato da Gianmarco e le relative pertinenza potrebbero essere sottoposte a luminol da parte dei carabinieri del Ris. Questa l'indiscrezione acquisita dall'avvocato Gallo che nei giorni scorsi si è recato presso la Procura di Cassino trovando riscontro di indagini tutt'ora aperte per omicidio contro ignoti. A sollecitare la verifica dell'eventuale presenza di tracce ematiche poco nitide era stata, ancor prima della macchia notata ieri sul coprimaterasso, la dottoressa Roberta Bruzzone, anche lei tra i consulenti messi in campo dalla famiglia Pozzi per cercare verità e giustizia sulla morte di Gimmy. Il sostituto procuratore Siravo ha anche conferito un incarico tecnico per l'esame dell'IPhone della vittima, la cui relazione non sarebbe stata ancora depositata.

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