La donna però ha presentato ricorso con l'assistenza degli avvocati Laura Memoli e Moreno Gullì ottenendo una vittoria davanti ai giudici del tribunale amministrativo. «L'esercizio della prostituzione - scrivono i magistrati nella sentenza - non rientra tra le categorie delle persone pericolose ai sensi della normativa vigente e non è un'attività costituente reato. Infatti tale esercizio non può fondare l'emissione di un provvedimento di allontanamento basato sulle ipotesi di traffici delittuosi (Cassazione penale sez. I 20/02/2019 n. 17616)».
Il provvedimento emesso dal Questore risale al 1-5-2018 ed è stato difeso in giudizio dal Ministero dell'Interno, ma i giudici hanno dato ragione alla donna che aveva elencato una serie di «censure di violazione di legge ed eccesso di potere». «L'episodio della prostituzione - si legge nel provvedimento - è unico e comunque non costituisce reato e non può fondare ex sé un provvedimento di allontanamento. La donna era stata anche scagionata dalle accuse di concorso in detenzione di droga, di arma e ricettazione».
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