È stata vessata per due anni, picchiata, minacciata di morte dall’allora fidanzato. Lui è stato arrestato in giugno, con le accuse di maltrattamenti aggravati e anche di lesioni, visto che dopo l’ultimo scontro lei era finita in ospedale. E ieri, a Roma, per Daniele Lentini, 38 anni, è arrivata la condanna: 4 anni di reclusione, con lo sconto di pena previsto dalla scelta del rito abbreviato. Ma in aula, la vittima, nonostante le violenze descritte nel capo di imputazione, dopo la discussione di pm e avvocati ha detto al magistrato: «Io lo amo, lo perdono».
LA DECISIONE
Il gup Anna Maria Gavoni è poi entrata in camera di consiglio.
I maltrattamenti sarebbero durati dal 2021 al 14 giugno 2023, data dell’arresto. La vittima sarebbe stata aggredita più volte, sia fisicamente che psicologicamente, con minacce pesanti: «Se trovo qualcuno qui dentro o sotto casa faccio un macello, stai pur certa che ti ammazzo, lo sai che ne sono capace». Sarebbe anche stata mortificata «con frasi ingiuriose», è sottolineato nel capo di imputazione: «Non sai fare un c..., sei una t...». Ma gli atti della Procura contengono anche un elenco di altre vessazioni: la donna sarebbe stata percossa e strattonata, colpita con calci, pugni e schiaffi. L’imputato le avrebbe stretto forte le mani intorno al collo. E ancora: «Nel dicembre 2022 la colpiva con violenza al fianco». E pochi giorni dopo l’avrebbe mortificava anche davanti alle forze dell’ordine intervenute a casa della coppia. L’11 marzo 2023, dopo un litigio, la vittima sarebbe stata minacciata con un coltello e colpita al volto con pugni e schiaffi. Il 14 giugno sarebbe stata aggredita anche con calci e morsi, e afferrata di nuovo per il collo. La donna era finita all’ospedale, dove i medici avevano riscontrato lesioni guaribili in 30 giorni: escoriazioni, lividi, ferite, un dito rotto e una costola incrinata. Il magistrato sottolinea che gli atteggiamenti violenti avrebbero ridotto la vittima in uno stato di «grave prostrazione» e che il compagno le avrebbe imposto «penose condizioni di vita». I reati sono aggravati dal fatto di avere agito per motivi futili e in danno di una persona alla quale l’uomo era legato da una relazione sentimentale.
Ieri in aula l’imputato, assistito dall’avvocato Francesca Sellitto, ha reso dichiarazioni spontanee: ha detto di avere intrapreso un percorso riabilitativo e psicologico a Regina Coeli e ha dato una sua versione dei fatti, precisando alcune ricostruzioni. Ora la difesa attende le motivazioni della sentenza prima di presentare appello.