Bruscolotti, incubo usurai: «Uno sbaglio, ma ero in crisi. Me la sono vista brutta»

L'eroe del Napoli dello scudetto con Maradona: non auguro a nessuno di passare ciò che ho vissuto io

Bruscolotti, incubo usurai: «Uno sbaglio, ma ero in crisi. Me la sono vista brutta»
di Giuseppe Crimaldi
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Mercoledì 26 Ottobre 2022, 08:16 - Ultimo aggiornamento: 27 Ottobre, 09:53

«Non auguro a nessuno di passare quello che ho vissuto io. Ci sono momenti della vita che ti portano a commettere errori. Poi, succede quello che succede...» A mezzogiorno di ieri Peppe Bruscolotti - storico terzino in maglia azzurra, emblema insieme con Diego Armando Maradona del primo scudetto conquistato dal Napoli nel 1987 - risponde al telefono e sembra quasi meravigliato a dover rispondere di questioni non calcistiche. Invece, proprio mentre i carabinieri del comando provinciale mettevano a segno un duro colpo contro il clan di camorra Baratto-Volpe, il suo nome finiva inevitabilmente all'attenzione delle cronache perché citato in diversi passaggi dell'ordinanza di custodia cautelare che ha portato in carcere undici persone, tra le quali anche un maresciallo dei carabinieri.
Usura e droga a Fuorigrotta.

E il nome di Palo e fierro, com'era soprannominato appunto Bruscolotti, emerge nell'elenco delle vittime finite in un giro di strozzini che sui prestiti praticavano tassi capaci di schizzare anche fino al 40 per cento sul capitale iniziale. A Bruscolotti però, come ai magistrati della Direzione distrettuale antimafia ha raccontato anche un collaboratore di giustizia, il clan aveva concesso la benevolenza del 20 per cento. Circostanza tuttavia smentita dall'esito investigativo: perché, come scrive lo stesso giudice per le indagini preliminari Leda Rossetti: «I Volpe si fecero consegnare da Bruscolotti, che versava in stato di necessità nota a tutti gli indagati e gestore di un'agenzia di scommesse Eurobet sita in via Giacomo Leopardi, a Fuorigrotta, in corrispettivo di una prestazione di denaro pari ad un capitale iniziale di euro 65mila euro, rate iniziali da euro 2400/2600, successivamente ridotte a mille curo mensili.

Rate comprensive di interessi corrispondenti a un tasso d'interesse annuale superiore al 40 per cento».

A fare luce sugli affari sporchi della malavita è un collaboratore di giustizia, Gennaro Carra: spiega che l'ex terzino del Napoli si rivolse ai Volpe quando venne a trovarsi in difficoltà economiche; dice di essere stato presente, in un'occasione, quando l'ex bandiera azzurra si recò da Antonio Volpe (assassinato a 77 anni, tra la folla, nel marzo 2021) per pagare la rata di un prestito da 140mila euro, concesso a un tasso del 20 per cento, destinato all'apertura di un centro scommesse: «Commentai con il Volpe - riferisce il pentito - che il tasso di interesse praticato era benevolo, e Volpe mi rispose che lo aveva fatto perché sì trattava del capitano del Napoli».

Bruscolotti, ci racconti la sua odissea.
«Purtroppo sono caduto nell'errore di credere che fosse tutto possibile. Quando ti trovi in un momento di difficoltà, quando hai bisogno di liquidità, aderisci a offerte che solo in stato di necessità si possono accettare».

Ma come nasce questa brutta storia?
«Nella mia attività di imprenditore, qualche anno fa, decisi di acquisire una agenzia di gioco e scommesse a Fuorigrotta. Poi sono accadute alcune situazioni di criticità, ci si è messo anche il lockdown con la pandemia da Covid... Se volessimo elencare tutte le cose che ti portano a commettere passi sbagliati non si finisce più. Circostanze esterne che complicano la situazione... Alla fine si commette un passo sbagliato, ed è capitato anche a me».

Lei è ancora il titolare dell'agenzia di gioco e scommesse di via Leopardi, a Fuorigrotta?
«Non più. Ora la gestiscono i miei familiari».

Ma non ha immaginato un percorso diverso nel momento in cui ha avuto bisogno di un finanziamento? Non si è rivolto ai normali canali di credito?
«È un capitolo lungo e delicato. Mi limito a dire che, in un momento di particolare costrizione e di criticità non sempre si trova una sponda con gli istituti di credito, i cui percorsi e le cui procedure sono spesso lunghi e complessi. Penso che questo sia il vero problema da affrontare: c'è tantissima gente perbene e onesta che alla fine trova difficoltà ad accedere a questi canali».

E dunque alla fine?
(Dall'altro capo del telefono si sente una risata che sa d'amaro) «E alla fine si entra nel meccanismo sbagliato che ti massacra».

Con il classico senno di poi, crede di doversi rimproverare qualcosa?
«Come ho detto, nella vita può capitare di attraversare momenti particolari, non facili, e di cedere nel momento del bisogno. È una condizione che io ho vissuto, e non la auguro a nessuno».

Che cosa le lascia questa storia?
«Dispiacere, non c'è dubbio. Ma adesso guardo avanti, e in alto i cuori».

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