Antonella Di Massa, intorno al collo un cappio (ma non è morta per soffocamento): omicidio o suicidio? L'ipotesi della messinscena

Ieri l’autopsia sul corpo della 51enne: attorno al collo un tubicino di gomma

Antonella Di Massa, intorno al collo un tubicino di gomma (ma non è morta per soffocamento): omicidio o suicidio?
di Leandro Del Gaudio
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Sabato 2 Marzo 2024, 09:24

Strani oggetti attorno al cadavere. Reperti che sulla carta significano tutto e niente, destinati a tenere comunque in piedi sia l’ipotesi di suicidio sia quella di omicidio. Parliamo del tubicino di gomma trovato attorno al collo della donna, ma anche di un sacchetto di plastica nero che ricopriva la testa del cadavere. Due reperti sinistri, che messi assieme sembrano sorta di kit del suicidio perfetto: ma che non bastano però da soli a chiudere il caso della 51enne trovata senza vita a Ischia.

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Come è morta Antonella Di Massa?

Come è morta Antonella Di Massa? Cosa ha provocato il decesso della cittadina ischitana in un aranceto di Succhivo? Ieri mattina l’autopsia, si attendono gli esiti scientifici, si fa largo comunque una convinzione: Antonella non sarebbe morta per soffocamento, nonostante quel cappio al collo improvvisato e nonostante il sacchetto di plastica nero rinvenuto attorno al cadavere (come hanno avuto modo di constatare i giornalisti di “Chi l’ha visto?”, bravi a trovare il corpo della donna sparita lo scorso 17 febbraio).

Reperti - dicevamo - che da soli non spiegano qual è stata la causa del decesso. Non c’erano lividi attorno al collo, il cappio non è stato stretto al punto tale da soffocare Antonella.

Omicidio o suicidio?

Dunque si ritorna al punto di partenza. Potrebbe aver ingerito sostanze nocive o velenose, in un raptus autolesionistico, per poi provare a togliersi la vita usando anche il sacchetto di plastica nero e il tubicino di gomma. Una possibilità che confermerebbe la pista del suicidio da parte della donna, dopo aver vagato per giorni in una bolla. Ma riannodiamo il nastro. Torniamo al 17 febbraio. La donna avrebbe provato a ripristinare un equilibrio con se stessa, per poi lasciarsi andare in un momento di sconforto. Una ricostruzione che però non spiega cosa ha fatto per circa dieci giorni. Non spiega se ha incontrato qualcuno, se ha avuto modo di dialogare con altre persone. Ipotesi, circostanze da mettere a fuoco, destinate a finire al centro dell’inchiesta condotta dal pm Giuseppe Tittaferrante, magistrato in forza al pool coordinato dal procuratore aggiunto Simona Di Monte. Al lavoro i carabinieri del comando provinciale di Napoli e di Ischia, il punto centrale è legato agli esiti dell’autopsia. Al di là del tubicino di gomma e del sacchetto nero, ci sono altri oggetti repertati dai militari dell’arma.

È il caso del flacone di liquido antigelo trovato accanto al corpo di Antonella (di cui ha fatto riferimento ieri Repubblica). La donna potrebbe aver ingerito quella sostanza, magari negli stessi istanti in cui ha provato a cercare una morte per autosoffocamento, fino a perdere la vita. Poca rilevanza viene invece data ai lividi sul corpo, che sono compatibili con una condizione di agitazione che attraversa gli ultimi minuti di vita di chi potrebbe aver ingerito sostanze nocive. Ipotesi, nient’altro che ipotesi. Che ovviamente non hanno la forza di sgomberare il campo da altre retrospettive.

Tutti i nodi da sciogliere

Come quella legata a un omicidio o, per essere più chiari, a un delitto mascherato da suicidio. In questo senso, la presenza del cappio alla gola o del sacchetto di plastica nero andrebbe letta diversamente: potrebbe essere addirittura una macabra messa in scena; una farsa organizzata magari per spingere gli inquirenti a ragionare sul suicidio e chiudere definitivamente il caso? Domanda destinata a rimanere senza risposta, in attesa di riscontri granitici che allo stato attuale oggettivamente non ci sono. Tanti tasselli che vanno inquadrati in attesa di una ricostruzione scientifica, che non è ancora arrivata. Tra questi conviene ricordare il biglietto lasciato da Antonella prima di abbandonare la propria abitazione, prima di dare seguito a quello che sembra essere un classico allontanamento volontario. Persona per bene, inserita in una famiglia di gente onesta: moglie e madre da sempre lontana dai riflettori della cronaca, Antonella non aveva avuto mai alcun problema di natura penale. Ma al di là delle circostanze legate al decesso, resta da mettere a fuoco il principale retroscena di questa storia, quello legato alle immagini che raffigurano la sagoma di una donna camminare in strada con una busta in mano. Era lei? E qual era il suo tragitto?

Ma torniamo sul periodo che va dalla scomparsa di Antonella (il 17 febbraio) al ritrovamento del suo cadavere (il 28 febbraio), con un decesso che potrebbe risalire a 24 ore prima del rinvenimento del cadavere. Un buco di dieci giorni, in un contesto isolano invernale, dove tutti si conoscono e dove la presenza di una donna che circola per strada non sarebbe passata comunque inosservata. Le domande si fanno assillanti. Antonella ha vagato per i boschi? Si è allontanata dal luogo in cui è stata lasciata la propria automobile per poi fare ritorno? Potrebbe aver provato a risalire la china, magari cercando il luogo in cui aveva lasciato la sua Panda, finendo col farsi prendere dallo sconforto. Circostanze su cui nessuno della famiglia vuole intervenire, nella comprensibile richiesta di ritrovare la propria intimità domestica dopo la fine di Antonella.

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