L'omicidio di Desirée Mariottini, il processo a Roma prosegue a porte chiuse

L'omicidio di Desirée Mariottini, il processo a Roma prosegue a porte chiuse
di Elena Ganelli
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Giovedì 16 Gennaio 2020, 11:21 - Ultimo aggiornamento: 12:14
Proseguirà a porte chiuse il processo per l'omicidio di Desirée Mariottini, la 16 enne di Cisterna di Latina violentata e uccisa il 19 ottobre 2018 a Roma. La decisione è arrivata ieri dai giudici della terza Corte d'Assise i quali hanno accolto la richiesta, a cui si sono associate tutte le parti, avanzata dalla Procura in considerazione della minore età della vittima e del fatto che nel procedimento è contestato anche il reato di violenza sessuale.

Sotto accusa, nell'aula bunker di Rebibbia, Alinno Chima, Mamadou Gara, Yussef Salia e Brian Minthe. L'interprete per tradurre le domande in francese era stato regolarmente nominato ed era presente durante gli interrogatori e l'imputato, benché senegalese, conosce e capisce bene il francese. E' stata dunque respinta l'eccezione presentata dal legale di uno dei quattro imputati. Tutti sono accusati di omicidio volontario, violenza sessuale aggravata e cessione di stupefacenti a minori. Sarebbero stati loro nella notte tra il 18 e il 19 ottobre 2018 a somministrare alla ragazzina un mix di sostanze stupefacenti per poi stuprarla a turno e abbandonarla nel capannone ad una lunga agonia durante la quale, come hanno raccontato numerose persone presenti nel sito in quelle ore, hanno anche impedito ad altri di chiamare i soccorsi.

Nell'udienza di ieri pomeriggio la Corte d'Assise presieduta da Paola Roja ha quindi respinto le eccezioni della difesa poi ha rinviato alle prossime udienze quando inizierà la vera e propria fase dibattimentale: il 17 gennaio saranno ascoltati i primi testi dell'accusa, gli operatori del 118 e gli agenti della polizia di Roma Capitale intervenuti quel giorno in via dei Lucani. Si proseguirà poi il 22, il 27 e il 31 gennaio prossimi quando in aula saranno chiamati anche i periti e i medici legali che si sono occupati dell'esame autoptico e di quelli sul Dna: questi ultimi in particolare hanno consentito di inchiodare i quattro imputati come responsabili dello stupro della 16enne.
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