A Varenna, sulle rive del lago di Como, in occasione dell'annuale convegno di studi amministrativi, le infrastrutture
sono il tema centrale del confronto tra governo, imprenditori e magistrati. A dar fuoco alle polveri è l'Ance che denuncia come in Italia circa 750 opere infrastrutturali, tra piccole, grandi e medie, per un totale di 62 miliardi di euro, sono bloccate. Il nodo centrale è quello che «che non si riescono a spendere i fondi. E questo fatto lo stiamo denunciano da tempo», aggiunge Buia. Sul banco degli imputati finisce l'eccesso di burocrazia che sta «rallentando il Paese - aggiunge l'Ance - e impedisce di crescere. Nell'ultimo periodo qualcosa si sta mettendo in moto ma è chiaro che l'indotto noi ancora non lo percepiamo».
Il ministro delle Infrastruttue, Paola De Micheli, coglie l'occasione dell'incontro di Varenna per spiegare che serve un «percorso di legislatura» che avvicini l'Italia alle «migliori pratiche, soprattutto sulla sostenibilità ambientale». C'è poi
la necessità di raccontare agli italiani che «non possiamo lasciare questo Paese fuori dall'Europa in termini di collegamenti». C'è poi un piano di grandi opere che non è necessario solo al mondo delle costruzioni ma «serve alle persone, ai nostri giovani, che dovranno avere le stesse possibilità di donne e uomini europei di realizzarsi», ha concluso il ministro.
Come una doccia fredda, invece, arrivano i dati sulle opere iniziate e mai completate, elencate dal presidente aggiunto del Consiglio di Stato, Sergio Santoro, il quale non esita a definire l'Italia come il «Paese delle opere incompiute». Le opere che restano sospese sono ben 647, costate 4 miliardi e ne richiedono altri 1,5 di euro, pari a 166 euro per ogni famiglia italiana. È evidente che non c'è solo «la Tav ma bisogna affrontare il tema nel suo complesso», ha concluso.
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