Varsavia, sassi alla polizia e scontri fra ultrà: fermati duecento laziali

Tifosi laziali arrestati a Varsavia
di Alberto Abbate
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Venerdì 29 Novembre 2013, 09:47 - Ultimo aggiornamento: 12:38

Violenza a Varsavia, senza arte n parte. Una prevenzione polacca a dir poco glaciale. E non certo per il clima. Dall'est arriva il bollettino della guerriglia: 17 laziali arrestati dopo un agguato dei supporter del Legia, ai quali si aggiungono 180 tifosi fermati (altri 30-40 ricercati) per lancio di pietre e bottiglie, ma anche solo perché indossavano il passamontagna, che non è consentito. Sessanta sono stati rilasciati subito. Così riferisce la polizia locale, senza questi “dettagli”: quasi duecento donne, padri e bambini “sequestrati” dagli agenti fuori dal Pepsi Arena per oltre un'ora. L'intervento della Farnesina, un caso diplomatico-sportivo, che pretende ora una dura reazione dell'Uefa per quasi 24 ore da brividi.

Il primo scontro Andata e ritorno, o meglio, botta e risposta annunciata. Era una trasferta a rischio, la Uefa lo sapeva: gli scontri incendiati dai polacchi a Roma (13 arresti, 8 daspo), la punizione dell’Uefa ai laziali per i cori razzisti all’Olimpico («slavo puzzi di m...»), il Pepsi Arena più volte chiuso e sanzionato perché violento. Avvisaglie palpabili e prevedibili. A fuoco all'alba di ieri: cinque tifosi biancocelesti, appena rientrati al Novotel, venivano seguiti e aggrediti da alcuni supporter del Legia. Intervento tempestivo delle forze dell'ordine, blitz nelle camere, il ritrovamento di un borsone con oggetti contundenti e armi da taglio. Quindi il fermo immediato per 17 laziali (alcuni con precedenti penali), processati per direttissima in mattinata e rispediti – tranne uno - in Italia senza possibilità alcuna d'assistere alla gara d'Europa League. In carcere anche chi condivideva gli alloggi con i fermati. Fuggiti i raidisti polacchi.

Anche tifosi innocenti Tensione alle stelle e “vendetta” nel pomeriggio, intorno alle 16, in Ulica Marszalkowska, pieno centro di Varsavia. I laziali s'erano dati appuntamento all’Hard Rock per raggiungere il Pepsi Arena. Un portavoce della polizia, Andrzej Browarek, racconta: «I poliziotti che scortavano i tifosi della Lazio verso lo stadio sono stati presi di mira da un lancio di pietre. Sono stati circondati, gli agenti erano in assetto antisommossa, tenevano in mano scudi in plastica e fucili con proiettili in gomma. I supporter erano aggressivi». Ammanettati, immobilizzati al suolo dagli agenti scesi da una trentina di camionette. Fermati per procedere all’identificazione: «Sappiamo che una settantina di nostri tifosi hanno chiesto di essere scortati dalla polizia allo stadio e sono stati fermati senza nessun motivo. Speriamo vengano rilasciati», tuonava il direttore sportivo Igli Tare prima del fischio d'inizio di Legia-Lazio.

Le perquisizioni In quel momento altri 150 laziali, invece di guardare la partita, stavano congelando nelle perquisizioni: famiglie al freddo al gelo per un intero tempo. Decisivo l'intervento dell’ambasciata italiana a Varsavia, dell'italo-americano Riccardo Guariglia, in contatto con la Farnesina e le autorità locali sino a tarda sera. Notte a Varsavia per i fermati: avranno un rapido processo (pro-forma). Sessanta comunque sono già stati rilasciati.

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