Arresti a Frosinone, tutti i nomi: ai domiciliari il direttore generale della Bpf Rinaldo Scaccia​. Ecco le accuse

L'operazione di guardia di finanza e polizia

Arrestato Rinaldo Scaccia direttore generale della Banca popolare del frusinate
di Giovanni Del Giaccio e Pierfederico Pernarella
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Martedì 6 Febbraio 2024, 11:11 - Ultimo aggiornamento: 7 Febbraio, 10:52

 Un’operazione imponente che sta facendo tremare i “piani alti“, coinvolgendo nomi importanti, persone con una posizione professionale e sociale di altissimo profilo. Professionisti insospettabili che dovranno rispondere di accuse pesantissime, gravi sotto il profilo giuridico ma anche morale e deontologico. In carcere ieri sono finiti gli imprenditori Angelo De Santis e Marino Bartoli. Ai domiciliari l’amministratore delegato della Banca Popolare del Frusinate, Rinaldo Scaccia, i funzionari dell’Area Corporate all’epoca dei fatti Luca Lazzari e Lino Lunghi, il notaio Roberto Labate e il figlio Federico, l’avvocato napoletano Gennaro Cicatiello e Paolo Baldassarra, imprenditore di Veroli di una famiglia tra le più affermate nel settore dell’edilizia. Sequestrati beni, conti correnti e depositi per oltre 10 milioni di euro.

L’ATTIVITÀ

Il blitz della Squadra mobile di Frosinone e della Guardia di finanza è partito ieri quasi contemporaneamente, poco dopo le sei del mattino, su due fronti: Frosinone e Sora. Ben 163 gli uomini e 63 i mezzi del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria e della Squadra Mobile di Frosinone che hanno dato esecuzione alle misure cautelari e di perquisizioni per eseguire un’ordinanza emessa dal Giudice per le indagini preliminari Ida Logoluso su richiesta del pubblico ministero Adolfo Coletta del 27 ottobre 2023.

LE ACCUSE

Ordinanze per reati di associazione per delinquere, falso, truffa per erogazioni pubbliche, riciclaggio, autoriciclaggio, omessa dichiarazione, emissione di documenti e fatturazioni inesistenti e indebite compensazioni di imposte, esercizio abusivo di attività di intermediazione finanziaria ed altri reati patrimoniali. Fin da subito ieri si è compresa la gravità di quello che stava succedendo, soprattutto per gli obiettivi su cui si sono portati all’alba gli uomini in divisa, uffici noti ed eleganti, sempre pieni di gente e clienti, in palazzi di pregio ubicati in zone centrali, come nel caso di Sora ma anche del capoluogo.

LO SPUNTO

Le primissime indagini partirono nel 2019 con la Squadra Mobile di Frosinone, diretta da.

Flavio Genovesi. Anni in cui le attenzioni della Questura sulla città di Sora erano già altissime, in cui si indagava - fra le altre cose - per la guerra fra clan per lo spaccio di droga, il racket delle pompe funebri, mesi intensi che hanno preceduto l’operazione Requiem che diede un primo sonoro scossone alla città di Sora con 27 arresti. Era proprio in quel periodo che prendeva corpo questa articolata, delicata indagine.

L’investigazione ha preso impulso dalle confidenze fatte da un imprenditore ciociaro, sottoposto ad intercettazioni perché coinvolto in traffici di stupefacenti, sui modi in cui un suo amico imprenditore faceva soldi operando nel settore delle aste giudiziarie e godendo della piena fiducia e dell’appoggio del direttore generale della Banca popolare del Frusinate. Le indagini hanno messo in luce una più complessa situazione di inquinamento del mercato immobiliare locale e fatto emergere l’attività di più gruppi organizzati che operavano sia nel settore delle truffe per il cosiddetto “super bonus” sia nella creazione di falsi crediti erariali e nella organizzazione di indebite compensazioni sia nel riciclaggio e nell’auto riciclaggio di rilevanti partite di “nero” sia nella esecuzione dei reati fiscali e societari presupposti dall’attività riciclatoria. Nel mese di settembre 2021, la Procura ha deciso di delegare le indagini anche alla Guardia di Finanza in modo che svolgesse molteplici accertamenti, rilevamenti e riscontri, tesi a supportare quanto fatto dalla Squadra Mobile in sede di intercettazioni telefoniche. È emerso di tutto e ieri c’è stata l’esecuzione delle misure.

 

Secondo la ricostruzione fornita nell’ordinanza di custodia  si delineano ben tre associazioni per delinquere, fra loro interconnesse quanto all’attività di riciclaggio e, due di esse, «aventi strutturale influenza nella gestione delle linee di credito della Banca popolare del Frusinate».

In base alle accuse gli arrestati «si associavano fra di loro per commettere un numero indeterminato di delitti contro il patrimonio, contro il corretto esercizio del credito e delle attività di intermediazione finanziaria». Il tutto, si legge nell'ordinanza, per favorire «l'illecito profitto» di ciascuno degli indagati e delle società di capitali  «fittiziamente intestate a terzi, ma, di fatto, riconducibili alla piena e libera disponibilità di Angelo De Santis, Rinaldo Scaccia e Roberto Labate».

De Santis, imprenditore attivo anche nel settore delle aste giudiziarie immobiliari nella provincia di Frosinone  e a Roma, sostengono gli inquirenti, «promuoveva ed organizzava l'associazione col principale apporto costitutivo ed organizzativo del direttore generale ed amministratore delegato della Banca Popolare del Frusinate Scaccia  e del notaio Labate».

All''associazione a delinquere, secondo le accuse, «partecipavano e fornivano apporto operativo, dando consapevole attuazione alle direttive dei tre organizzatori: Eleonora Gori, nipote del De Santis e fittizia intestataria della soc. Elemago s.r.l. nella piena disponibilità degli organizzatori dell'associazione». Della stessa società, secondo le accuse, sarebbero «soci occulti» lil direttore generale della Bpf Scaccia e il notaio Labate. 

Coinvolto anche «Paolo Polletta, piccolo imprenditore amico del De Santis al quale metteva a disposizione la società P. Costruzioni srl che diveniva fittizia intestataria di beni acquisiti in aste giudiziarie dal medesimo De Santis; i funzionari della Bpf Luca Lazzari (funzionario responsabile dell'ufficio Corporate) e Lino Lunghi (funzionario addetto all'ufficio Fidi) che danno supporto tecnico e materiale alle iniziative Illecite di Angelo De Santis e Rinaldo Scaccia, agevolando «pratiche di finanziamento viziate da irregolarità». Il notaio Federico Labate, figlio di Roberto, che segue le direttive del padre e, dopo il suo pensionamento, nell'aprile 2021, pone a disposizione di questi le strutture del suo ufficio e la sua stessa funzione notarile».

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