Ricky Memphis: vi racconto il mio “matrimonio da favola”

Ricky Memphis
di Gloria Satta
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Mercoledì 9 Aprile 2014, 08:48 - Ultimo aggiornamento: 14 Aprile, 10:33

Da quando esiste il cinema, le corna rappresentano una garanzia di risate. Non sfugge alla regola il personaggio interpretato da Ricky Memphis nel nuovo film di Carlo Vanzina, atteso nelle sale il 17 aprile:Un matrimonio da favola. L’ attore interpreta un quasi quarantenne di origine modesta che sta per sposare «non per attaccare il cappello ma per amore» la figlia di un banchiere svizzero e invita, a vent’anni dalla maturità, gli ex compagni di scuola al suo fastoso matrimonio in programma a Zurigo. Ma in un vortice scoppiettante di colpi di scena, equivoci, scoperte e sorprese, le cose prendono una piega imprevista mentre la fedeltà della futura sposa risulta tutt’altro che scontata.

Alla fine di un week end tragicomico, i vari personaggi si ritroveranno a mettere in discussione la propria vita. Scritto da Vanzina con il fratello Enrico e Edoardo Falcone, Un matrimonio da favola punta molto su un cast indiavolato composto da Adriano Giannini, Paola Minaccioni, Andrea Osvart, Giorgio Pasotti, Stefania Rocca, Riccardo Rossi, Emilio Solfrizzi, Ilaria Spada e Max Tortora.

ROMANITÀ

«Ho interpretato Un matrimonio da favola perché il copione mi faceva molto ridere. Non c’è nessuno che sia più divertente e insieme patetico di un cornuto», dice Ricky Memphis, tornato per la terza volta «con orgoglio e piacere» a lavorare con i Vanzina. «Ma ci tengo a chiarire che il mio personaggio non è un arrivista: è un bravo ragazzo innamorato e appagato dal suo lavoro. E proviene da un ambiente popolare, proprio come me». Romano di Monte Mario, romanista senza cedimenti, 45 anni e due figli, da oltre un ventennio l’attore continua a prestare il proprio naturale disincanto alle commedie made in Italy (di recente l’abbiamo visto in L’ultima ruota del carro e La mossa del pinguino).

«Far ridere», spiega, «mi viene naturale, fa parte del mio dna capitolino. Ha ragione Gigi Proietti quando sostiene che un napoletano dice una battuta allo scopo di far ridere, mentre un romano la dice perché non può farne a meno». Ma la sua origine rischia di essere un handicap, aggiunge l’attore: «Sempre più spesso sento criticare la comicità romana e mi dispiace: molti non hanno capito che il cinema si identifica con la Capitale».

NATURALEZZA

I suoi personaggi, caratterizzati da una buona dose di umanità, sembrano talmente naturali da identificarsi con l’attore stesso...«Le mie interpretazioni sono meno spontanee di quanto possa apparire. Per ogni ruolo faccio uno studio, una ricerca». Ma non vorebbe fare una bella parte drammatica? «L’ho fatto all’inizio della carriera con film comeUltrà, La scorta, Il branco, Vite strozzate...Oggi non vedo differenza tra commedia e tragedia, l’importante è che i film siano buoni».

Una curiosità: perché un attore che all’anagrafe si chiama Riccardo Fortunati ha scelto Ricky Memphis come nome d’arte? «Perché sono sempre stato un fan di Elvis Presley, che morì proprio a Memphis. Ho scelto un nome d’arte americano anche perché da ragazzo andavo nei locali romani a leggere le mie poesie anti- imperialismo Usa. Bei tempi».

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