Snobbato a Monaco, esaltato in Brasile
James Rodriguez, il principe incompreso

Snobbato a Monaco, esaltato in Brasile James Rodriguez, il principe incompreso
di Ugo Trani
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Lunedì 30 Giugno 2014, 01:20 - Ultimo aggiornamento: 19:29
dal nostro inviato

RIO DE JANEIRO «Mi lasci fuori, tanto non abbiamo più obiettivi. Rischio di farmi male e quindi di perdere il mondiale». La sincerità di James Rodriguez esplode davanti a Claudio Ranieri, suo allenatore al Monaco, sul finire della stagione. La stella della Colombia si chiama fuori e, nell'ultimo mese del campionato francese, non gioca quasi mai. Lo picchiano duro nella Ligue 1. Quando esce dal campo ha sempre le gambe piene di lividi. Per questo il tecnico di San Saba lo accontenta. Pekerman, perso Falcao che gioca pure lui a Montecarlo, non si può permettere di restare anche senza el Pibe. Che, tutelato dagli arbitri in Brasile, addirittura diventa il capocannoniere del torneo: 5 gol in 4 partite per andare con i compagni il 4 luglio a Fortaleza. Nel quarto di finale, obiettivo storico della nazionale sudamericana che fu eliminata dal Camerun nel '90 a Napoli negli ottavi, la sfida alla Seleçao e a Neymar, nuovo derby sudamericano da dentro o fuori.



ECCE BOMBER

«E' il mio momento migliore, sto giocando bene e mi vengono anche i gol» spiega Amès, come lo chiamano i tifosi dei Cafeteros, i compagni e lo stesso ct Pekerman. Come vuole lui. «L’allegria è della Colombia, la gloria è di Dio», twitterà dopo il passaggio ai quarti. Il principino di Monaco, 23 anni da compiere il giorno prima della finale al Maracanà (13 luglio), usa il nome di battesimo James, da non pronunciare nè all'inglese nè tantomeno alla francese, sopra il numero 10. Lo stesso dei big Messi e Neymar, superati e staccati nella classifica dei cannonieri del mondiale con la doppietta all'Uruguay. Eppure in Francia sono stati capaci di criticarlo perché segna poco (9 gol in 34 gare) e di mettere in dubbio il suo valore. Nell'estate scorsa il Monaco lo pagò 43 milioni (il Porto ne incassò 70, cedendo a Ranieri anche Moutinho, uscito subito dal mondiale) e quella cifra fu reputata eccessiva. Eppure Rodriguez è stato inserito nella formazione ideale del campionato francese e premiato come miglior «passeur» con 14 assist. Più di Ibrahimovic per capirsi. Con le ultime performance (eletto top player della prima fase) è già uomo mercato. Del resto ha il manager giusto, il portoghese Jorge Mendes che ha nella sua scuderia anche Mourinho, Cristiano Ronaldo e Falcao. Nonostante il Monaco non intenda cederlo, il procuratore lo sta già trattando con il Real di Ancelotti. Per farlo giocare con CR7.



INCUBO DEL BRASILE

«Sono felice perché stiamo facendo la storia. E' un sogno davvero grande. Speriamo di andare avanti». James evita di nominare Neymar che lo aspetta a Fortaleza. «Non sento la pressione, non è un duello tra me e lui. Io devo giocare per la squadra e portare la Colombia in semifinale. I brasiliani giocano bene ma devono stare attenti anche loro. Sarà una grande partita e sarà un piacere giocarla. Ringrazio Tabarez per i complimenti che mi ha fatto a fine partita paragonandomi a grandi campioni. Sono orgoglioso di quello che ho sentito da lui».

«Finalmente ho un erede, anche se con caratteristiche diverse». Valderrama, capitano della Colombia in tre edizioni del mondiale (90, 94 e 98), gli passa il testimone e il soprannome el Pibe.

Tabarez, togliendosi per un attimo (solo uno, però, perché comunque lo cita) Suarez dalla testa, si inchina al bambino d'oro colombiano che lo ha espulso dal mondiale: «James Rodriguez ha un dono che lo rende speciale: altri calciatori hanno bisogno dell'esperienza per fare le scelte giuste, lui lo fa naturalmente. Come Messi, Maradona, Suarez. Sono quelli fatti così. In questo momento e il migliore del mondiale, è diventato anche un goleador». Pekerman lo promuove proprio perché capace di cambiare la storia della sua Nazionale qui in Brasile: «Il contributo di James è stato finora importante, soprattutto pensando a quanto è giovane. La maturità è il suo grande pregio. I grandi campioni sono quelli che fanno la differenza nelle gare decisive e mi sembra che lui ne è stato capace. Attorno a lui è cresciuta la qualità di tutti».

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