Fini e il suo ritorno alla politica attiva: ​«Di nuovo in campo. Giusta la linea Ncd»

Gianfranco Fini
di Marco Conti
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Domenica 1 Giugno 2014, 10:02 - Ultimo aggiornamento: 11 Febbraio, 08:56
Nel pieno del marasma che ha travolto il centrodestra dopo la sconfitta elettorale, Gianfranco Fini annuncia l’intenzione di tornare a fare politica attiva. «Perché all’Italia», avverte, «serve una destra che non scimmiotti il lepenismo francese». Sapendo, sottolinea, che «il problema delle primarie è l’ultimo, così come ultimo è quello della leadership». Il centrodestra, avverte l’ex vicepremier, va ricostruito a partire da programmi e contenuti.



Partiamo, presidente Fini, dal risultato elettorale. Che valutazione ne dà?

«Renzi ha avuto un’affermazione innegabile. Il centrodestra al contrario versa in una condizione di assoluta difficoltà non solo per il calo evidente di voti e nemmeno per il problema della leadership che pure c’è ed è evidente. Il problema sono i contenuti. Cosa vuol dire una politica di centrodestra? E’ quella che sta facendo il Ncd che appoggia il governo? O è quella che fa Fi di netta contrapposizione al governo? Su tanti, troppi temi non c’è un messaggio unitario».



E cosa dovrebbe fare allora? Segu

ire la linea del Ncd di sostegno al governo o quella di Fi di sostegno solo alle riforme?


«Credo che quella del Ncd, che pure ha pagato un prezzo salato anche perché non è stato capace poi di lasciare una traccia visibile del suo apporto determinante alla nascita del governo, sia la linea giusta almeno in questa fase. L’Italia ha ancora tanti problemi, sia di carattere economico sia di carattere sociale. Poi chi come me ha una cultura politica di centrodestra è preoccupato. E intendo fare qualcosa, nei limiti delle mie possibilità, nel prossimo futuro, per ridefinire un’identità culturale e programmatica di una formazione o di un rassemblement che si possa definire di centrodestra. Il neolepenismo, ad esempio, dei Fratelli d’Italia che, lo dico con dolore, hanno utilizzato anche la storia di An senza conoscerla pur avendone fatto parte, di scimmiottare in Italia la politica nazionalista e per certi aspetti xenofoba di Marine Le Pen, non ha nulla a che vedere con una cultura autenticamente di centrodestra».



Se dovessero esserci le primarie di questo nuovo centrodestra, lei parteciperebbe?

«Il problema delle primarie è l’ultimo, così come ultimo è quello della leadership. Le leadership non si nominano a tavolino o si inventano. Il problema fondamentale è cosa vuol dire oggi una politica di centrodestra. Se non si riparte ognuno dalla propria attuale posizione con un lavoro di approfondimento, di contenuto e di programma, non si va da nessuna parte. Faccio un esempio per capirci: la riforma del mercato del lavoro che ha fatto Renzi, è una riforma che io sostanzialmente condivido, che per certi aspetti doveva essere rivendicata come titolo di merito proprio dal centrodestra».





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