IN FONDO AL DEL BOSQUE
Della serie: qui si sfiora il tutto esaurito, ecco la Spagna. Da Casillas a Xavi passando per Iniesta e pure Diego Costa, non se ne è salvato uno. Terribile. La caduta degli dei, al confronto appare un film di Franco e Ciccio. Fine di una generazione, fine di un’era. Fine di una bellissima storia. Poteva finire meglio, però. O quantomeno in un altro modo. Vedere i campioni di tutto essere presi a pallonate dall’Olanda non è stato un bello spettacolo. Si può perdere, si può abdicare ma con classe. Sempre. E dando tutto se stessi. Sotto questo aspetto, la Spagna di Torres, Villa, Xavi, Sergio Ramos e via dicendo ha tradito un intero Paese. Non è stato un torneo da ricordare neppure per Drogba e, tranne Gervinho, per tutti gli altri Elefanti della Costa d’Avorio. Così come per Eto’o, ormai ricordo di se stesso. Ma considerata l’età dei due, forse, tutto questo era prevedibile. Il tempo è nemico invalicabile, ma il tempo non c’entra nulla se parliamo della Bosnia e dei suoi decantati campioni (campioni?), a cominciare da Dzeko. È vero, la Bosnia era al suo primo mondiale, ma questo non impedisce a tutti di pensare che il fallimento sia stato davvero grosso. E dell’Inghilterra cosa possiamo dire di carino? Poco o niente. Rooney è stato al di sotto delle sue possibilità, così come Gerrard.
COMMISSARI TATTICI
Ma nel loro caso, e forse anche in quelli di altri colleghi, ha pesato il pessimo mondiale dei propri commissari tecnici, Prandelli su tutti. L’inventore del codice etico ad personam non ne ha indovinata una, aiutato in questo dal suo magnifico staff, quello della Casetta Manaus e della preparazione mega-fanta-scientifica che avrebbe consentito all’Italia di correre a qualsiasi temperatura e che, invece, si è rivelata fallimentare al timido sole di Natal. Tre ct italiani e tre eliminazioni al primo turno: Capello è stato tradito da Akinfeev in maniera determinante, Zaccheroni ha pagato anche lo scarso spessore internazionale di una presunta stella come Honda, ingolfato e lento ai limiti del codice stradale. Australia e Honduras hanno chiuso il loro mondiale con tre sconfitte su tre, ma nel loro caso non si può, anzi non si deve parlare di flop. Sarebbe stato sorprendente il contrario, perché tutto ha una logica. O quasi tutto. Chi avrebbe ipotizzato, del resto, che Suarez sarebbe passato alla storia del mondiale brasiliano non per i suoi gol ma per un morso ad un avversario? Come dite: tutti? È vero, sotto quest’aspetto Luis non ha tradito le attese.