Quell’area archeologica da rispettare e conservare

di Paolo Graldi
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Lunedì 23 Giugno 2014, 22:26
A cose fatte d’obbligo un bilancio: il concertone dei Rolling Stones al Circo Massimo, al netto degli aficionados per il revival rock, e del successo artistico ci appare venato da qualche incongruenza. Un’area archeologica unica al mondo, tormentata da scavi infiniti (pochi mezzi per le ricerche) trasformata negli anni in un pratone chiazzato d’erba, e macchiato da vaste zone sassose, brutte non solo alla vista, viene noleggiato per la ricchissima cifra di 7000 euro per un giorno e una notte di musica. Lo stadio Olimpico, che di concerti ne ha ospitati, lasciato al buio.



All’abbandono del monumento si aggiunge come una ferita aperta l’inevitabile danno arrecato dal prolungato bivacco, bottiglie vuote, lattine, cartacce, resti di cibo e d’altro. Non ha forse torto chi argomenta e propone un diverso approccio al valore di un patrimonio che la Storia della civiltà ci ha consegnato, con l’obbligo politico, morale, culturale, di rispettarlo, preservarlo, consegnarlo alle future generazioni. Ci si esercita con calcoletti generosi sull’indotto turistico e sul valore artistico eccezionale dell’evento. E si promette: in futuro il noleggio costerà di più. Solo per una volta all’anno. Ma si può anche suggerire, che quel luogo andrebbe riempito della magia immortale che racchiude in sé, che è cosadi tutti, non di una notte di rock. Per non farci mancare niente, le «bande degli onesti», scialbi eredi di Totò e Peppino, impossibilitate a spacciare biglietti Atac da macchinette truccate, hanno cercato di piazzare 2500 biglietti falsi a 250 euro. Almeno la musica era autentica.