Torre Argentina, scandalo degrado: rifiuti e latrine a cielo aperto là dove fu ucciso Giulio cesare

Torre Argentina, scandalo degrado: rifiuti e latrine a cielo aperto là dove fu ucciso Giulio cesare
di Costanza Ignazzi
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Giovedì 16 Ottobre 2014, 16:54 - Ultimo aggiornamento: 18 Ottobre, 13:52

Nel 44 avanti Cristo in Largo di Torre Argentina veniva ucciso Giulio Cesare, con 23 coltellate. Ma il grande imperatore non poteva sapere che duemila anni dopo la ventiquattresima coltellata gliela avrebbe data proprio Roma. Oggi, infatti, le rovine di quello che un tempo era il centro dell'Antica Roma sono oltraggiate da degrado e incuria.

Una vergogna per un sito così importante nella storia della Capitale, un patrimonio che tutto il mondo ci invidia e che invece passa inosservato agli occhi degli ignari turisti, i quali procedono velocemente per raggiungere le vie dello shopping e vedono soltanto sporcizia, graffiti, bivacchi e addirittura latrine a cielo aperto. Nessun cartello segnala il leggendario episodio delle Idi di Marzo e le poche spiegazioni presenti sono illeggibili perché qualcuno ha pensato bene di fracassare i vetri che le proteggevano. «Non sappiamo cosa sia, siamo venuti a vedere il Santuario dei gatti», confessa una famiglia australiana in visita nella Capitale, guardando incredula i felini della colonia che passeggiano indisturbati tra erbacce e lattine.

I primi a denunciare l'indegno stato in cui versa quello che oggi è solo un «centro di serie B» sono i residenti e i commercianti che quotidianamente assistono al deterioramento di un luogo di cui tutti i libri di storia parlano e che solo a Roma abbiamo il privilegio di poter ammirare. «I graffiti sono ovunque, sulle recinzioni dell’area, deturpate con l’acido, sui vetri che proteggono la medievale Torre del Papito e sui muri della Torre stessa.

Da anni la piazza è diventata il ritrovo preferito di extracomunitari e senza dimora che dormono e defecano attorno ai falò improvvisati», spiega Marco Lepre, già presidente dell’associazione Argentina-Arenula, che qui vive e lavora da anni. «Si spogliano dietro la Torre e buttano indisturbati la loro immondizia nell’area degli scavi, addirittura stendono il bucato sulla recinzione e nessuno fa nulla», gli fanno eco altri residenti. Via de’ Cesarini è praticamente diventata un orinatoio a cielo aperto le cui «tracce» rimangono visibili (e odorabili) per giorni e giorni.

Di notte il bivacco e di giorno gli ambulanti, che si installano comodamente nell’area pedonale per fare i loro affari sotto al naso dei commercianti della zona. «Tra l’altro l’area è pedonale solo di nome – aggiunge Lepre – sono state tolte le strutture che la delimitavano e adesso ci passano macchine e camion dell’Ama, che ha il centro di raccolta differenziata proprio davanti alla Torre del Papito». Quando è stato spostato il capolinea del tram 8 a piazza Venezia non è stato previsto un punto di carico e scarico merci, che invece servirebbe a negozianti e abitanti della zona per evitare le file interminabili di macchine incolonnate sulla strada limitrofa.

Dopo 20 anni di denunce e sollecitazioni e altrettanti annunci di un nuovo corso finiti nel nulla più totale, nessuno in zona crede più che qualcosa possa cambiare. Anche se per quanto riguarda l’area archeologica si potrebbe presto arrivare ad una svolta. I lavori di scavo sono finiti e i resti dei templi, al momento disponibili solo per visite speciali, dovrebbero diventare progressivamente accessibili a tutti nel corso del 2015. «La messa in sicurezza è stata completata – spiega Marina Mattei, direttore scientifico degli scavi e del progetto di valorizzazione della Sovrintendenza Capitolina – e per quanto riguarda la Torre l’Ufficio tecnico sta ultimando un progetto di restauro. Inoltre è allo studio un nuovo accesso a norma per i portatori di handicap». Il progetto include lo spostamento della colonia felina, a cui verrà data una localizzazione migliore. «La recinzione sarà rifatta e la segnaletica completata il prossimo aprile con la conclusione dello studio – aggiunge Mattei - Certo, per la manutenzione servono fondi, abbiamo avuto un finanziamento dell’Arcus ma ci vorrebbe un bilancio speciale per i beni culturali di Roma, che ha bisogno di più risorse visto il patrimonio archeologico unico al mondo».

Ma per quanto riguarda il degrado circostante, il problema sono i pochi controlli. Basterebbe qualche pattuglia di vigili in più, se non un presidio fisso, per evitare che chiunque possa sporcare e deteriorare un luogo che potrebbe essere trai più belli di Roma. E poi la loro parte devono farla anche i cittadini. «Spesso sono proprio loro che deturpano le recinzioni con i graffiti e gettano rifiuti nelle aree archeologiche – sottolinea il direttore scientifico – evitare il degrado deve essere una priorità per ognuno di noi».