L'emozione di Ancelotti per il premio Bearzot
«Io ct azzurro? Lo farò sapere alla Figc..»

L'emozione di Ancelotti per il premio Bearzot «Io ct azzurro? Lo farò sapere alla Figc..»
di Stefano Carina
3 Minuti di Lettura
Martedì 27 Maggio 2014, 13:51 - Ultimo aggiornamento: 19:34
Roma - Pu un tecnico che sabato scorso ha vinto la 'Decima' Champions con il Real Madrid - che porta tra l'altro il suo conto personale a cinque trionfi nella competizione continentale pi famosa (tre da allenatore e due da calciatore) - apparire visibilmente emozionato per aver ricevuto il quarto

premio Enzo Bearzot? A Carlo Ancelotti accade anche questo che la dice lunga sull'umanità dell'uomo e sulla grandezza che negli anni è riuscito a ritagliarsi (anche) da tecnico. Questa mattina l'allenatore di Reggiolo è stato premiato presso il Salone d'Onore del Coni, perché «tra i pochissimi uomini di calcio ad aver conquistato sia da giocatore che da allenatore la Coppa Campioni e il Mondiale per club. Ha anche vinto dalla panchina, i titoli di campione d'Italia, d'Inghilterra ed i Francia. Ma questa carriera - si legge nella motivazione del premio conferitogli dalla giuria, presieduta da Cinzia Bearzot, figlia dell'indimenticato Enzo - è stata costruita senza mai perdere quel tratto di umanità e simpatia che fanno di Ancelotti una rara eccezione nel panorama dei top trainer mondiali».



SEMPLICITÀ

Caratteristiche che non ha perso nemmeno oggi: «Sono emozionato per ricevere un premio che mi ricorda l'allenatore che mi fece esordire in nazionale. Tra l'altro in quella gara segnai l'unico gol in maglia azzurra (6 gennaio 1981, ndc). Lui ha vinto il Mondiale, una cosa che a me manca. Tuttavia mi diverto ancora ad allenare tutti i giorni sul campo, quando non c'è la farò più lo farò sapere alla Figc...(ride) Ho avuto allenatori straordinari ma dal punto di vista caratteriale sia Bearzot che Liedholm hanno lasciato il segno. Due uomini diversi ma dal punto di vista dell'affetto Enzo era riuscito a creare un rapporto speciale con il gruppo. Ed è stato proprio questo il segreto per il successo nel mondiale del1982». Alla presenza delle più alte cariche dello sport italiano (tra gli altri, il padrone di casa, Giovanni Malagò, e il presidente della Figc, Abete, entrambi prodighi di complimenti: «È un esempio per tutto il mondo del calcio e dello sport, un riferimento importante. Viva una persona come Carlo, capace d'incarnare quei valori che anche il mondo sociale ha bisogno». Ancelotti si è poi concesso alla ressa dei cronisti presenti, tornando alla magica notte di Lisbona.



NOTTE MAGICA

Gli viene subito ricordato della conferenza post-gara, interrotta dai calciatori: «Avevano già bevuto qualche bottiglia di champagne...Ricantare il motivetto che impazza su internet? No, non scherziamo, vi faccio scappare tutti di corsa... Se l'altra sera a due minuti credevo ancora di vincere? Come no - ride- si dice sempre così no?». Via libera ai temi d'attualità: «Tornare al Milan? Ma ho appena iniziato con il Real Madrid...Ora poi sembra che possa andarci Pippo (Inzaghi,ndc). Ha poca esperienza? Tutti quando abbiamo iniziato ne eravamo sprovvisti. Ha un grandissimo entusiasmo, ha le caratteristiche giuste e conosce l'ambiente. È chiaro che poi dovrà studiare. Se veramente diventerà il tecnico del Milan in bocca al lupo...». Non si tira indietro quando gli chiedono del calcio italiano: «Rimane competitivo dal punto di vista tecnico-tattico, quello che manca è il contorno. Dalla cultura sportiva alle infrastrutture. Anche l'Inghilterra aveva questi problemi, ora è diventato un paradiso. È chiaro che adesso non c'è più la possibilità d'investire come qualche anno fa. Le risorse credo le si possa trovare da un'altra parte. Assenza di talenti? Sono momenti, il calcio va a cicli. L'Italia è carente ma ci sono tantissimi giovani che hanno grande talento, bisogna farli crescere ed aspettarli. Pronostico per i mondiali? Sono certo che Prandelli farà benissimo. Conte all'estero? Non è facile, io ci ho pensato tanto. La Roma? Ha fatto un'ottima stagione con un nuovo tecnico».



Passerella finale con l'abbraccio alla figlia di Stefano Borgonovo, Alessandra, alla quale Ancelotti ha donato i 5mila euro del premio ricevuto oggi per la Fondazione intitolata al padre e il ricordo di Agostino Di Bartolomei (venerdì ricorre il ventennale della scomparsa): «Ago è sempre nei miei pensieri. Immagine positiva di professionalità unica». Come la sua.
© RIPRODUZIONE RISERVATA