Videogate, caso al Garante della privacy. Il Comune rischia pesanti sanzioni

Via Aldo Moro dopo la sparatoria
di Pierfederico Pernarella
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Domenica 17 Marzo 2024, 08:40

Anche il Garante della Privacy ha aperto un'indagine sul videogate, il caso del filmato dell'omicidio, ripreso dalle telecamere del Comune di Frosinone, pubblicato (e poi rimosso) da una nota testata giornalistica. È stato lo stesso ente municipale a informare l'autorità. Un obbligo previsto per casi di presunta violazione dei dati personali. «Il Comune è prontamente intervenuto e abbiamo effettuato la notifica al Garante entro 24 ore dai fatti» - spiega l'avvocato Mattero Maria Perlini, il responsabile della protezione dei dati del Comune di Frosinone ed esperto in materia in qualità di delegato di Federprivacy e docente a contratto presso l'Università di Padova. Di più l'avvocato Perlini non può dire: «Ora sarà il Garante a valutare l'incidente e l'eventuale violazione della protezione dei dati personali».

LA RISERVATEZZA

Un'attività diversa da quella della Procura. Mentre infatti quest'ultima dovrà accertare eventuali responsabilità personali in merito ad alcune ipotesi di reato (violazione del segreto istruttorio e della privacy, accesso abusivo al sistema informativo), il Garante dovrà analizzare la questione sotto un profilo strettamente tecnico. Intanto l'assunto generale: le immagini riprese dalle telecamere per un interesse pubblico sono inviolabili e deve essere garantita la loro assoluta protezione. Nel regolamento del Comune di Frosinone per le fototrappole, ad esempio, si legge che quando «le immagini riprese dalle telecamere vengono conservate, i supporti su cui vengono salvate devono essere custoditi in un armadio o in una struttura analoga, dotata di serratura, apribile solo dal designato dagli incaricati del trattamento». Nessuno può accedervi o semplicemente visionarle. Né il sindaco né, per assurdo, il presidente della Repubblica. Tanto più nel caso, come quello di Frosinone, di un video acquisito dalla Procura. Il vincolo alla riservatezza è assoluto. Talmente assoluto che nel caso della videosorveglianza comunale non è paventato nemmeno il consenso dell'interessato alla pubblicazione. Questo perché le riprese vengono effettuate solo per un interesse pubblico. E se le immagini ritraggono un delinquente? Non fa differenza. Santo o diavolo, così come impone la Costituzione e la Carta europea dei diritti dell'uomo, non ci sono distinzioni. Basti pensare anche al divieto di mostrare un detenuto con le manette.

LE CONSEGUENZE

Ma cosa rischia ora il Comune di Frosinone? Delle sanzioni. Pesanti? Dipende da diversi fattori: la riconoscibilità delle persone riprese, i rischi connessi alla pubblicazione, l'adeguatezza delle misure di protezione, la tempestività nel segnalare eventuali irregolarità. Ogni caso è diverso dall'altro. Un esempio. Il Comune di Taranto e l'azienda municipalizzata che si occupa del servizio di raccolta rifiuti sulle proprie pagine social avevano pubblicato video di cittadini con i volti oscurati che gettavano la spazzatura in strada ripresi dalle fototrappole. Ebbene il Garante della privacy ha sanzionato il Comune per 150mila euro e l'azienda municipalizzata per 200mila euro.

GLI ALTRI PROCEDIMENTI

Se il Comune di Frosinone venisse sanzionato dal Garante della privacy, la questione successivamente passerebbe anche all'attenzione della Corte dei Conti per l'accertamento delle responsabilità personali legate all'eventuale danno erariale, cioè il danno causato da determinati comportamenti o provvedimenti alle casse pubbliche. Il Comune inoltre ci potrebbe far valere anche il danno d'immagine che verrebbe stabilito davanti ad un giudice civile in caso di condanna nell'eventuale processo penale nel quale l'ente municipale andrebbe a costituirsi parte civile. Insomma, il videogate rischia di innescare una tempesta perfetta.
Pierfederico Pernarella
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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