"Mazzette" sui morti, doppia condanna e risarcimento da 100.000 euro alla Asl

"Mazzette" sui morti, doppia condanna e risarcimento da 100.000 euro alla Asl
di Marina Mingarelli
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Sabato 3 Febbraio 2024, 08:35

Mazzette alla camera mortuaria dell'ospedale di Frosinone per "accaparrarsi" le salme, pugno duro del giudice Antonello Bracaglia Morante che ha pronunciato una sentenza di condanna. Pietro Corsi il tecnico necroforo di 62 anni residente a Ceccano è stato condannato a cinque anni di carcere con il rito abbreviato.

Il pubblico ministero Rossella Ricca aveva chiesto precedentemente sei anni di pena. Patrizia Menichini che ricopriva il ruolo di ausiliaria e che è stata giudicata con lo stesso rito, è stata invece condannata a tre anni e quattro mesi di reclusione. Entrambi sono stati condannati, in solido, ad un risarcimento di 100 mila euro nei confronti dell'Asl più la confisca di tutti i beni.

LA RICOSTRUZIONE

Nel corso del processo il giudice aveva revocato i domiciliari per Corsi ( l'imputato è stato difeso dall'avvocato Alfredo Magliocca) e l'obbligo di dimora per Menichini rappresentata dall'avvocato Tony Ceccarelli.

Entrambi, nel maggio del 2022 erano stati arrestati per concussione continuata. Secondo le accuse i dipendenti dell'Asl ( in questa vicenda era stata coinvolta anche una terza persona, deceduta prima del processo) avrebbero ricevuto del denaro dai titolari delle agenzie funebri. Si tratta di affermazioni che gli imputati hanno sempre respinto. A loro dire non avrebbero mai preteso un euro, e quelle mance che qualcuno aveva elargito loro erano state fatte in totale autonomia e senza alcuna pressione da parte loro. Cosa che al processo, però, non è stata dimostrata.

LA DENUNCIA

A far scattare la denuncia il titolare di un'agenzia di pompe funebri di Frosinone, il quale, stanco di pagare, si era recato dai carabinieri per segnalare il malvezzo dei dipendenti che chiedevano le mazzette per ottenere il servizio funebre o la vestizione dei defunti.
A conclusione delle indagini altre sei persone che operano nell'ambiente funerario avrebbero puntato l'indice sugli imputati.
Tutte e sei ieri mattina si sono costituite parte civile tramite l'avvocato Antonio Ceccani. L'operazione avviata nel 2019 dai carabinieri e denominata "Caffè" è stata chiamata così perché «ti pago un caffè», era la frase d'ordine che veniva utilizzata dalle parti offese quando lasciavano mance sostanziose ai tre dipendenti della camera mortuaria.

LE TARIFFE

Un "caffè" che a quanto risulta dalle indagini avviate in tal senso, risultava alquanto costoso: infatti per quella tazzina fumante i titolari spendevano 100 euro ogni volta. Il titolare dell'agenzia di pompe funebri che ha fatto scattare la denuncia avrebbe riferito di aver sborsato in venti anni oltre centomila euro. Stanco di essere costretto a devolvere sotto forma di regali somme di denaro agli operatori in cambio del loro imposto aiuto nella gestione della salma, si è rivolto ai carabinieri.
Secondo quanto emerso dall'inchiesta ogni anno transitano nella camera mortuaria dalle 1000 alle 1200 salme. Soddisfatto l'avvocato Antonio Ceccani per l'esito di questa sentenza che ha restituito giustizia ai suoi assistiti. Il legale ha già preannunciato che la provvisionale di 5000 euro verrà devoluta in beneficenza. Adesso i difensori stanno attendendo le motivazioni di questa sentenza. Subito dopo, hanno già preannunciato, presenteranno ricorso in appello.
Marina Mingarelli
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