Medico dell'ospedale di Frosinone racconta le sensazioni dei pazienti Covid: «Dottore, sento la sabbia in gola»

Medico dell'ospedale di Frosinone racconta le sensazioni dei pazienti Covid: «Dottore, sento la sabbia in gola»
di Pierfederico Pernarella
3 Minuti di Lettura
Domenica 5 Aprile 2020, 06:00

«Dottore, è come se avessi la sabbia in gola». È questa una delle immagini più ricorrenti che utilizzano i pazienti per descrivere le sensazioni, terribili, quando il coronavirus comincia a mostrarsi nelle forme più gravi. La testimonianza arriva da un medico del Pronto soccorso dello “Spaziani” di Frosinone, l’ospedale Covid della provincia.

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Le tre fasi. «Abbiamo visto che la malattia ha tre fasi - racconta il medico - La prima è di natura epidemica, simile a un’influenza. La seconda è leggermente più grave, con sintomi febbrili più acuti e una sensazione di affanno. In un 20% dei casi, purtroppo, si registrano complicazioni serie». In che modo?

«Le condizioni solitamente - prosegue il medico - si aggravano dopo circa una settimana, tutto avviene velocemente perché questo virus scatena una reazione infiammatoria esagerata che determina una sorta di trombosi. Guardando le Tac a prima vista sembra una polmonite, invece si tratta di una vasculite, ossia di una grave infiammazione. Il virus attacca le cellule delle pareti dei vasi attraverso cui l’ossigeno arriva al sangue. Ecco perché, oltre alle difficoltà respiratorie, viene compromesso anche il sistema nervoso centrale, provocando disturbi all’olfatto e al gusto, ma alcuni avvertono persino dolori addominali».

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Il tappo. Il problema è che quando non si comincia a respirare più i pazienti sono coscienti. Spesso si è parlato di una sensazione di affogamento, ma non è proprio così. «No, questa dell’affogamento è una situazione che si prova quando si ha un edema polmonare - spiega il dottore -. Nel caso del coronavirus, a causa della forte infiammazione dei vasi che trasportano l’ossigeno, si forma una sorta di tappo. I pazienti mi dicono che è come sentissero della sabbia nei polmoni. Lo scambio di ossigeno si azzera al punto che non riscontriamo tracce nemmeno di anidride carbonica, che normalmente viene espirata quando c’è un passaggio, anche minimo, di ossigeno. Nei pazienti più gravi di Covid-19 non c’è nemmeno questo minimo scambio, è come se ci fosse un tappo. La possibilità di superare questa fase dipende dal grado d’infiammazione».

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Più farmaci per le diverse fasi. Un apporto importante lo sta dando il farmaco antimalarico, il problema è che un medicinale che era stato pensato per un altro tipo di paziente, non per essere utilizzato su larga scala: «Se ne utilizzavano mille fiale a settimana, oggi si arriva anche a 500 al giorno - racconta il medico - Ecco perché, conoscendo meglio la malattia, stiamo sperimentando altri farmaci che consentono in qualche modo di prevenire la fase più acuta in cui è necessario l’antimalarico».

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I parenti dei contagiati. Il medico del Pronto soccorso dello “Spaziani” non si sbilancia in previsioni: «Stiamo vedendo che arrivano sempre più casi di familiari di pazienti positivi posti in isolamento domiciliare. Ad ogni modo credo che ancora per un po’ la linea dei ricoveri non sarà più omogenea come finora: ci saranno invece abbassamenti e innalzamenti che cambieranno da regione a regione».

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