Omicidio in famiglia ad Esperia, la parte civile: «C'è la prova per condannare Teoli»

Omicidio in famiglia ad Esperia, la parte civile: «C'è la prova per condannare Teoli»
di Vincenzo Caramadre
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Lunedì 6 Giugno 2022, 11:21 - Ultimo aggiornamento: 14:58

«Gli elementi per condannare, in via definita, Mario Teoli ci sono e sono già stati cristallizzati nella sentenza della corte d'appello».
A parlare a pochi giorni dall'udienza in Corte di Cassazione con la quale dovrà essere scritta l'ultima parola sull'omicidio in famiglia ad Esperia, dove morì Antonio Teoli, pensionato di 64 anni è la parte civile con l'avvocato Emiliano Mignanelli. Il figlio dell'uomo Mario Teoli 30enne è stato condannato a 15 anni di carcere. Nelle scorse ore l'avvocato Mignanelli in rappresentanza del figlio primogenito della vittima, nonché fratello maggiore dell'imputato, ha depositato le proprie conclusioni. Il processo infatti, in applicazione del decreto emergenziale del 2020, si sta svolgendo in forma scritta, non avendo nessuna delle parti avanzato la trattazione orale.
Sostiene l'avvocato Mignanelli: «Non vi sono dubbi in ordine alla piena responsabilità dell'imputato, nè si possono formulare censure di legittimità e correttezza alle pronunce di merito. Entrambe i provvedimenti di condanna hanno delineato in modo specifico le circostanze fattuali valutandone sotto il profilo giuridico tutte le richieste istruttorie».
L'avvocato di parte civile si riferisce in maniera specifica al rigetto della nuova perizia psichiatrica e alla non concessione delle attenuanti generiche.
L'ACCUSA
A chiedere la conferma della sentenza era stata, pochi giorni fa, anche la procura generale.
Perché è stato ritenuta «pienamente affidabile la logica del ragionamento probatorio della corte territoriale», erano state le conclusioni del sostituto procuratore, presso la corte di Cassazione, Valentina Manuali. L'omicidio in famigli, come si ricorderà, risale al primo agosto 2018 nell'abitazione di via Provinciale ad Esperia dove il giovane, nel corso di una lite, in prede ai fumi dell'alcol sferrò sei fendenti con un coltello al padre. Si è sempre dichiarato «innocente». Il 10 giugno la sentenza.
Vincenzo Caramadre
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