Milioni di euro con il bonus facciate, ma le società non avevano immobili

Revocati gli arresti domiciliari al notaio Federico Labate, ma per lui resta il divieto di ingresso nella provincia di Frosinone

Milioni di euro con il bonus facciate, ma le società non avevano immobili
di Pierfederico Pernarella
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Martedì 13 Febbraio 2024, 08:54

L'INCHIESTA

Revocati gli arresti domiciliari al notaio Federico Labate, ma per lui resta il divieto di ingresso nella provincia di Frosinone. Lo ha deciso ieri il gip Ida Logoluso all'esito degli interrogatori di garanzia dopo agli arresti di una settimana fa nell'ambito dell'inchiesta sulla presunta associazione a delinquere finalizzata ad una serie di illeciti in campo finanziario. Mentre il padre Roberto Labate (che si trova ai domiciliari) si era avvalso della facoltà di non rispondere, il figlio Federico aveva rilasciato dichiarazioni spontanee sostenendo la propria estraneità ai fatti contestati. Già dall'ordinanza di custodia cautelare, per la verità, la sua posizione risultava marginale rispetto alle contestazioni mosse al genitore ritenuto dall'accusa socio occulto, insieme al direttore generale della Bpf e all'immobiliarista Angelo De Santis, di una delle società utilizzata per i presunti illeciti.
Gli avvocati Sandro Salera e Paolo Marandola, difensori di padre e figlio, ieri hanno depositato il ricorso al Riesame chiedendo la revoca di ogni misura cautelare. «I notai - spiegano i legali - si sono limitati a svolgere con assoluta correttezza la propria funzione. Né agli atti si riscontra alcun elemento probatorio a sostegno dell'accusa». Presentato ricorso al Riesame anche per gli imprenditori finiti in carcere: Angelo De Santis e Marino Bartoli, difesi dall'avvocato Angelo Testa. Resta ai domiciliari, ma con permessi di uscita vincolati, il funzionario della Bpf, Lino Lunghi, difeso dall'avvocato Massimiliano Contucci.
Gli avvocati delle altre persone colpite da misure cautelari si stanno prendendo più tempo per analizzare le carte. Il termine per il ricorso al Riesame scade venerdì. Oltre ai due notai e ai due imprenditori, le misure cautelari, agli arresti domiciliari, sono state disposte nei confronti del direttore generale e dell'amministratore delegato della Banca Popolare del Frusinate, Rinaldo Scaccia (difeso dall'avvocato Pierpaolo Dell'Anno); dell'ex funzionario dell'Area Corporate della Bpf Luca Lazzari; dell'avvocato Gennaro Cicatiello e dell'imprenditore edile di Veroli Paolo Baldassarra (difesi dall'avvocato Giorgio Igliozzi). Sequestrati beni, conti correnti e depositi per oltre 10 milioni di euro. In tutto 33 le persone indagate.
I reati contestati a vario titolo, nell'ambito di tre associazioni a delinquere, vanno dall'intestazione fittizia di beni al riciclaggio, autoriciclaggio, falsità ideologica, bancarotta fraudolenta.

IL RAGGIRO

Tra le accuse anche quella di truffa con il cosiddetto "bonus facciate". Il presunto raggiro, secondo quanto si legge nell'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Logoluso, sarebbe stato messo in atto da Marino Bartoli con la complicità di Angelo De Santis attraverso società intestate a prestanome.
Bartoli avrebbe approfittato del vuoto normativo contro le frodi che caratterizzava il bonus facciate, quando ancora la cessione del credito a terzi poteva essere fatta, senza un limite di spesa e senza le asseverazioni tecniche e i visti di conformità da parte dell'Agenzia delle Entrate. In questo modo, sostiene l'accusa, Bartoli e De Santis sarebbero riusciti ad ottenere l'erogazione di 1,6 milioni di euro a seguito della cessione di inesistenti crediti d'imposta a Poste Italiane (parte lesa nella vicenda) a fronte di lavori mai effettuati.
Secondo quanto ricostruito dagli investigatori grazie alle intercettazioni, Bartoli, trovandosi costretto a svuotare il conto in tempi celeri, chiede a De Santis di fornirgli una società su cui far confluire i soldi. De Santis allora gli consiglia di fare "metà e metà", ossia bonificare una parte del denaro e l'altra tenerla in contanti perché, lo rassicura De Santis, lui avrebbe modo di occultarli: «Io un paio di buche le fatte bene...».
Le cessioni di credito sono avvenute nel giro di due settimane, nel novembre 2021, attraverso quattro società non in regola con gli obblighi fiscali. Ma c'è di più. La società che in principio aveva ottenuto il bonus facciate i lavori non avrebbe potuto farli. E per motivo semplice: non era proprietaria di alcun immobile.
Pierfederico Pernarella
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