Un telefono cellulare trasformato in una cimice grazie a un Trojan (virus informatico che serve a captare le conversazioni) in una Porsche Cayenne. Inizia così l'inchiesta "Full Cash Back". Nell'ambito di un'inchiesta su un giro di droga, la Squadra Mobile di Frosinone agli ordini del vice questore Flavio Genovesi nel dicembre del 2020 aveva ricevuto delle confidenze dei rapporti di un imprenditore di Ferentino, Paolo Polletta con l'immobiliarista Angelo De Santis e tramite quest'ultimo con il direttore generale della Banca Popolare del Frusinate Rinaldo Scaccia. Il primo nome ad essere iscritto sul registro degli indagati sarà proprio quello di Polletta. L'informativa finisce sulla scrivania del pubblico ministero Adolfo Coletta.
Frosinone, truffa del Superbonus: spunta un altro filone
Ci sono gli elementi necessari per approfondire la vicenda.
Polletta (che poi sarà accusato di far parte dell'associazione a delinquere per aver fatto la testa di legno di De Santis per l'intestazione di beni comprati all'asta) parla di un affare immobiliare di Angelo De Santis ad Anagni e aggiunge che lo stesso non riuscirebbe a «ricordarsi di tutti gli immobili per i quali percepisce un affitto e che disponga di un patrimonio immobiliare di 50/60 milioni di euro».
Polletta spiega che De Santis è riuscito ad instaurare un rapporto con la persona importante di una banca che gli permette di fare tanti soldi. Il nome non viene fatto, ma Polletta dice «che è una persona scontrosa con tutti ma che va d'accordo solo con Angelo De Santis». L'uomo che è con Paolo gli racconta che inizialmente Angelo avrebbe fatto all'uomo della banca questione un paio di piaceri che nessuno era riuscito a fargli ma che non sa cosa gli abbia fatto, parla di di traslochi e dei «mobili di Scaccia» tenuti in un magazzino. I due parlano anche di un funzionario della Bpf che gestisce le pratiche, delle aste giudiziarie, dei mutui facili. Ci vorranno poi altri 3 anni d'indagine per chiudere il quadro.