Frosinone, l'intervista al sindaco Nicola Ottaviani: «Così completerò la trasformazione della città»

Il sindaco di Frosinone Nicola Ottaviani all'inaugurazione del Frecciarossa
di Luciano D’Arpino
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Domenica 18 Ottobre 2020, 07:00 - Ultimo aggiornamento: 19 Ottobre, 16:07

Sindaco Ottaviani proprio in questi giorni lei è passato da alleato civico, trasversale e moderato della Lega a segretario provinciale con pieni poteri. Perché questo cambio di strategia? E’ il passaggio necessario per spiccare il volo verso il Parlamento?
«Il centrodestra ha un senso soltanto se porta avanti i valori moderati e liberali del lavoro, dell’impresa del dialogo con il mondo della scuola e della Chiesa, interpretando in tal modo i valori e i principi su cui si fonda ancora oggi lo sviluppo del paese registratosi nel dopoguerra. Del resto Salvini, Berlusconi, Meloni e Toti, non passa giorno che non si rivolgano alla parte moderata della nazione per costruire una proposta di governo praticabile anche e soprattutto sul palcoscenico europeo. La segreteria provinciale del primo partito della coalizione è sicuramente un ulteriore stimolo e, prima ancora, un ausilio per la costruzione anche sul nostro territorio di una alleanza di centrodestra in grado di governare anche gli enti locali, prima della Regione e del Parlamento».
Ma insomma vuole o no diventare parlamentare?
«Quello che potrà venire da qui ai prossimi tre anni probabilmente non è in grado di ipotecarlo neppure Sergio Mattarella».
Lei come sindaco al secondo mandato ha ancora il 58% dei consensi dopo otto anni di governo cittadino. Un’ottima performance per lei, ma pessima per i suoi aspiranti successori. È per questo che insiste nel voler scegliere il prossimo candidato a sindaco del centrodestra con le primarie?
«Attualmente in Italia i meccanismi di selezione della classe dirigente sono inidonei a garantire una effettiva proiezione del consenso all’interno delle istituzioni. È questo il motivo per il quale, in assenza di soluzioni ampiamente condivise, i sindaci, i presidenti di Regione o anche i capi di governo, dovrebbero essere indicati con strumenti di effettiva partecipazione democratica come quello delle primarie, in modo tale che le rispettive coalizioni possano presentarsi alle urne con una concreta proposta proveniente dalla base e non preconfezionata dal vertice. Questo dovrà valere fra due anni anche nel nostro capoluogo, dove non possono esistere lasciti ereditari anche con decisioni assunte a tarda notte senza un’apertura alla città, come invece positivamente avvenuto nel corso delle ultime due esperienze.
Mancano venti mesi alla fine del suo secondo mandato come sindaco. Quali sono gli obiettivi che si prefigge di raggiungere?
«Gli obiettivi non cambiano e continuano ad essere quelli dell’ultimazione di quei progetti finali che determineranno e consolideranno il nuovo volto sella città per i prossimi decenni. Ci riferiamo all’apertura del nuovo palazzo comunale nell’ex Bankitalia, che restituirà ai cittadini una sede storica ed istituzionale dopo il bombardamento del 1944, oltre alla nuova stazione ferroviaria che diventa simile ad una piccola Tiburtina con ampie vetrate e profili in acciaio, senza contare la riqualificazione dell’intero quartiere Scalo, l’avvio dei lavori per il secondo tratto della Monti Lepini, il parco tematico commerciale sull’area dell’ex Permaflex, il rifacimento completo di largo Turriziani e dei Piloni, che costituiranno la cartolina turistica della città, trasformando a colori le vecchie immagini in bianco e nero.»
A proposito del progetto per l’area Permaflex: è ancora sconosciuto nei dettagli ma è già difeso a spada tratta sia dalla Lega che dal Pd. Perché? 
«Questo territorio non si può permettere il lusso di respingere biecamente tutte le novità e opportunità che transitano sul grande asse viario della Roma-Napoli, come avvenne oltre 20 anni fa quando fu proprio la querelle tra il Pd e l’allora sindaco Marzi a bloccare la vecchia riqualificazione Conad-Permaflex, favorendo lo sviluppo della stessa iniziativa a Valmontone che, oggi, è diventata la porta di Roma, pur trovandos all’esterno della cinta urbana. Viceversa, proprio perché l’area Permaflex è localizzata all’interno del tessuto urbano, potrà veicolare in città verso il commercio ordinario una quota delle migliaia di visitatori che entreranno in quel perimetro, per poi essere attirati in centro laddove si riuscirà a elaborare una piattaforma di inziative e di offerte appetibili».
Lei ha annunciato 12 chilometri di piste ciclabili in città. Quando si potrà vedere il primo chilometro?
«Sono state depositate le progettazioni esecutive di buona parte delle ciclabili e, una volta acquisiti i pareri degli altri enti pubblici competenti, potremmo passare all’appalto finale, attraverso la realizzazione di segmenti e circuiti funzionali, inseriti all’interno del piano globale».
I tempi di realizzazione?
«Emergenza sanitaria permettendo, probabilmente, cercheremo di sfruttare l’opportunità e la bella stagione in primavera per cambiare definitivamente le nostre abitudini di spostamento».
Il suo blitz durante la visita della ministra Azzolina, a cui ha consegnato una petizione per la mancata consegna dei banchi e regalato un asciugamano con la scritta “Alla Azzolina, per aver scoperto il gusto della fatica, nell’agricoltura”, è stata giudicata una “genialata” dai suoi sostenitori e una “cafonata istituzionale” dai suoi detrattori. Si è pentito o lo rifarebbe?
«In realtà ho apprezzato molto il commento del ministro che davanti alle telecamere ha dichiarato: “Che pensiero gentile!»
 

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