Frosinone, truffa del Superbonus: spunta un altro filone

Migliaia di pagine a corredo dell’ordinanza che ha portato a 9 arresti e decine di indagati

Il palazzo di giustizia di Frosinone
di Giovanni Del Giaccio e Roberta Pugliesi
3 Minuti di Lettura
Sabato 10 Febbraio 2024, 07:26 - Ultimo aggiornamento: 11:43

Sono ben 15.000 le pagine degli atti della maxi inchiesta che ha scosso la provincia di Frosinone e sta facendo tremare diversi “colletti bianchi”, ma una parte è ancora coperta da segreto. L’immensa mole di documenti è stata acquisita ieri mattina da alcuni degli avvocati degli indagati che si sono presentati dinanzi al giudice per le indagini preliminari, Ida Logoluso, per l’interrogatorio di garanzia. Ascoltati Rinaldo Scaccia, direttore generale e amministratore delegato della Popolare del Frusinate, difeso dall’avvocato Pierpaolo Dell’Anno; il funzionario della Bpf Lino Lunghi, assistito dall’avvocato Massimiliano Contucci e i notai Roberto e Federico Labate, difesi dagli avvocati Sandro Salera e Paolo Marandola.

GLI SCENARI

Che una parte degli atti d’indagine sia ancora secretata apre almeno un paio di scenari.

Il primo è quello più rilevante: ci sono altre indagini in corso e al momento i documenti non possono essere consegnati. Il secondo, invece, è che all’interno delle carte vi possano essere i nominativi degli autori di dichiarazioni accusatorie da tenere riservati fino alla chiusura delle indagini. Carte che sono voluminose perché relative a tutti gli allegati non presenti nelle 144 pagine dell’ordinanza di custodia e tanto meno in quelle - più corpose - delle informative di polizia giudiziaria consegnate al magistrato che ha coordinato l’inchiesta, Adolfo Coletta.

LE NOVITÀ

Gli investigatori restano in silenzio, l’unica conferma che arriva è relativa alla presenza di atti secretati ma sui motivi nessuno si sbilancia. Già martedì, in occasione dell’operazione eseguita da agenti della Polizia di Stato (in particolare gli uomini della Squadra mobile) e militari della Guardia di Finanza, la Procura ha rilasciato un comunicato e non altro. Nessuna conferenza stampa, tanto meno dichiarazioni ufficiali. Nelle due pagine trasmesse agli organi di informazione, fra l’altro, si fa spesso riferimento alla presunzione d’innocenza, come vuole la Costituzione e più di recente il cosiddetto “decreto Cartabia”. Detto ciò, è noto alle parti che altri atti sono sotto segreto. Perché?

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GLI SVILUPPI

Ci sono voluti quattro anni di indagine per contestare tre diverse associazioni a delinquere e numerosi reati - dal riciclaggio alla bancarotta fraudolenta, dal falso all’abusiva intermediazione finanziaria - le carte ancora riservate non dovrebbero discostarsi molto da questo “giro”. Solo che mancano dei riscontri, ci sono attività ancora in corso e anche l’acquisizione di documenti avvenuta in occasione dell’esecuzione delle misure, martedì, dice che l’inchiesta non è finita. Ma se quello che è stato preso durante le perquisizioni è in qualche modo attinente ciò che viene contestato (salva la scoperta di altre irregolarità) ci sono atti che configurerebbero un sistema analogo a quello scoperto dalla Procura e dalla polizia giudiziaria. Non solo De Santis e Bartoli, imprenditori molto “vicini” ai vertici dell’istituto di Piazzale De Matthaeis, ma altri che potrebbero avere ricevuto trattamenti analoghi o essere stati parte di un giro molto simile. Non ci sono solo il Superbonus e le aste giudiziarie come settori nei quali intervenire con ingenti investimenti, ma numerose altre attività per le quali può servire il sostegno di una banca. Bocche cucite, però, difficile sapere di più. 

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