Giuseppe Roma
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Occasioni da cogliere/ La spinta delle imprese e il ruolo di Roma

di Giuseppe Roma
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Venerdì 29 Aprile 2022, 01:12

Nei momenti di maggiore incertezza, come quello attuale, dove si susseguono bruschi cambiamenti che colpiscono anche emotivamente la pubblica opinione, bisogna azionare rapidamente il contro-pedale con un vigoroso messaggio di responsabilità e azione. E’ quanto hanno fatto ieri, davanti al capo dello Stato, gli industriali di Roma e nel Lazio rivendicando un impegno straordinario di idee e progetti operativi per affrontare con coraggio le difficoltà e cogliere tempestivamente i cambiamenti all’orizzonte. Pandemia e guerra hanno profondamente modificato lo scenario produttivo, con cui ora dobbiamo fare i conti. In pochi mesi è cresciuta enormemente l’importanza della logistica che trova a Roma un perno fondamentale come hub aeroportuale di elevata efficienza, snodo nei trasporti fra Nord e Sud dell’Europa, come servizi della distribuzione per il più grande mercato di consumo italiano. L’area romana, infatti, per numero di abitanti è la quarta realtà europea dopo Londra, Parigi e Madrid , ma prima di Berlino e Barcellona. Quanto al trasporto marittimo, nota è la leadership di Civitavecchia come porto per il grande turismo. Sta a Roma (con Enel, Eni, Gse, Gme, Acea) il principale “cervello” energetico italiano, indispensabile per attuare strategie risolutive del più grave problema che, in questo momento, minaccia il paese ovvero l’approvvigionamento di gas e petrolio.

Ma l’opportunità più importante per Roma e per il Lazio riguarda il progressivo avvicinamento delle filiere produttive industriali ai territori che le hanno generate e dove risiedono le imprese capo-fila. Non assistiamo alla fine del decentramento produttivo all’estero (la cosiddetta de-globalizzazione), ma a una più prudente valutazione delle convenienze e dei rischi che rimettono in gioco le aree più vicine e sicure. Il Lazio ha costruito nel tempo un reticolo industriale di tutto rispetto con poli d’eccellenza nel bio-farmaceutico, nel digitale, nell’automotive, nell’audiovisivo e nei servizi all’impresa come l’ingegneria o l’impiantistica. 

Ci sono tutte le condizioni perché Roma e la sua regione possano attrarre nuovi investimenti per irrobustire il tessuto industriale con nuove iniziative o facendo evolvere verso la media impresa anche piccole vivaci aziende esistenti.

E’, infatti, disponibile la materia prima indispensabile per la competitività delle economie più avanzate, costituita dallo sviluppo di conoscenze e dall’alta formazione universitaria. Il Lazio condivide con la Lombardia il primato quanto ad addetti alla ricerca e sviluppo, in numero superiore a quello di regioni manifatturiere coma Emilia- Romagna e Veneto. Nella regione è stato investito, nel 2019, il 14,2% delle risorse pubbliche e private in ricerca, solo i lombardi hanno fatto meglio con il 20,2%, ma avendo una dimensione doppia in termini di residenti e occupati. Abbiamo i centri di ricerca e le università, ma le giovani generazioni, per mettere in pratica quello che sanno, devono fluire al Nord o all’estero. E qui le esigenze strettamente economiche si saldano con quelle sociali, e la centralità dell’impresa risalta come fattore decisivo in un contesto metropolitano e regionale che ne condivida l’impegno. 

Roma deve tornare a fare Roma, senza necessariamente – come è stato detto - aver bisogno di aggregare il titolo di Capitale. Roma rappresenta un valore universale e non richiede di ulteriori specificazioni. Quello di cui necessita sono strumenti adeguati per affermare il suo ruolo e realizzare il suo potenziale. Innanzitutto, il sistema romano deve poter operare con maggiore semplicità e snellezza e in questo aiuta una riforma che attribuisca alla città gli stessi poteri delle regioni, come unanimemente richiesto dalla Commissione Affari Costituzionali della Camera. Poi, bisogna utilizzare la spinta propulsiva dei grandi eventi internazionali dal Giubileo all’Expo, per i quali è necessario l’appoggio convinto di tutto il Paese. E, infine, impegnarsi a dare cittadinanza all’impresa e al lavoro soprattutto per le prossime generazioni cui sono destinate le tante risorse europee da investire nei prossimi mesi. Il quadro dei progetti è delineato, ora viene la parte più difficile, ma quanto meno si è resa evidente la buona volontà dei protagonisti pubblici e privati di non mancare, ancora una volta, un’eccezionale occasione di crescita.

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