Angelo De Mattia
Angelo De Mattia

Oltre il caso Lukoil/ L’intervento dello Stato e questi tempi “eccezionali”

di Angelo De Mattia
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Sabato 3 Dicembre 2022, 00:04

La temporanea nazionalizzazione della raffineria di Priolo, decisa giovedì dal Consiglio dei ministri, apre un nuovo capitolo nella politica industriale italiana. Anche le Acciaierie d’Italia (ex Ilva), la rete telefonica (Tim) e Ita Airways sono in questa fase oggetto di intervento pubblico, in gradi e modi molto diversi, nell’evoluzione dei rispettivi assetti azionari. Non c’è da sorprendersi vista la situazione di “stato eccezionale” in cui l’Italia sta vivendo. Naturalmente è importante avere chiari opportunità e limiti della presenza dello Stato in economia, un tema che - va sottolineato - incorpora requisiti e incompatibilità che riguardano anche le nomine dei vertici delle imprese pubbliche. E ciò in nome di un giusto pragmatismo che deve essere inquadrato, però, in una visione generale.


Sicché ora è legittimo attendersi che il governo guidato da Giorgia Meloni esponga la sua strategia, che ovviamente va al di là del non disturbare “chi vuole fare” nel settore privato. Esiste infatti uno spazio importante per la presenza pubblica in economia, tra una concezione del pubblico come “guardiano notturno” e quella opposta, ispirata al dirigismo e alla supergestione: visioni entrambe da superare, anche in base all’esperienza fatta nei decenni “in corpore vili”, che di fatto disconosceva il ruolo del mercato.  Fondamentale in questa fase è il modo in cui, fatta la scelta della statalizzazione, si risponderà agli interessi generali e si tutelerà il consumatore-utente. Quanto ai casi specifici, venuto meno il progetto di integrazione della rete telefonica da parte della Cassa depositi e prestiti insieme con il fondo Macquarie e Open Fiber - progetto che si pensava di realizzare nei confronti di Tim con modalità alternative, quali un’Opa totalitaria o parziale ovvero una cessione - ora il governo si è dato il termine di un mese per definire al riguardo un’organica soluzione che, naturalmente, dovrà poi confrontarsi con gli azionisti di Tim. 


La proposta dovrà obbedire all’esigenza di una rete unica con una prevalenza dello Stato da realizzare con diverse modalità, che tengano comunque conto dell’apporto privato, di possibili forme di concorrenza territoriale, delle innovazioni tecnologiche e, ovviamente, dell’utenza.  Ma occorrerà pure pensare a un ruolo per Cdp, rispettandone l’autonomia, perché non si configuri come uno strumento dell’esecutivo con il rischio di riclassificazione della sua attività, da parte di Eurostat, facendola rientrare nel perimetro del debito pubblico, fuori dal quale ora si pone per una sua felice allocazione istituzionale. Naturalmente grande attenzione va dedicata agli impatti sul titolo Tim in Borsa mentre si sviluppano i contatti per predisporre il progetto: sarebbe grave se per comportamenti eventualmente avventati o per indiscrezioni incontrollate finite sulla stampa si dovessero poi compiere interventi da pronto soccorso anche nei confronti di Tim.


Quanto a Ita, abbandonato l’originario progetto, il quale vedeva in primo piano l’acquirente Certares - un’iniziativa che il governo Draghi riteneva addirittura prossima alla piena attuazione - l’interlocuzione del nuovo esecutivo è ora con Lufthansa sulla base di un’ipotesi iniziale che vedeva coinvolta Msc. 
Anche in questo caso devono essere chiariti, così come pure per Acciaierie d’Italia, il fine perseguito dal governo e il relativo piano, il tipo di presenza pubblica stabile o transitoria da prevedere, se con la partecipazione al capitale o con norme statutarie ovvero, ancora, con specifici patti, le ricadute produttive ipotizzate e l’occupazione da salvaguardare. Come accennato, non sarebbe possibile una “reductio ad unum”. Tuttavia, in una fase in cui per l’economia si può dire che siamo ancora in uno “stato di eccezione”, affrontare questi temi, che sono insieme congiunturali e strutturali, con ampie convergenze e con il pieno coinvolgimento delle parti sociali, ferme restando le rispettive attribuzioni e responsabilità, sarebbe una scelta saggia o, se si vuole, di un giusto pragmatismo.
 

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