Gianfranco Viesti
​Gianfranco Viesti

Pochi laureati/ Il sostegno agli studenti nell’interesse del Paese

di ​Gianfranco Viesti
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Venerdì 12 Maggio 2023, 00:32

La “protesta delle tende” degli studenti universitari contro il caro-affitti ci ricorda le storiche, gravi, carenze del nostro diritto allo studio universitario. Come stiano le cose è facile da riassumere. La percentuale di studenti universitari italiani beneficiari di borsa, pur cresciuta negli ultimi anni, è circa la metà rispetto al dato tedesco e spagnolo e circa un terzo di quello francese. L’Italia è il paese dell’Europa Continentale, dopo l’Olanda, con il più alto livello delle tasse universitarie. Anche in questo ambito c’è stato un miglioramento dal 2017 con la “no-tax area” per le famiglie con l’Isee più basso, ma la contribuzione studentesca resta molto elevata per quelle di ceto medio-basso. L’università è gratuita nei paesi nordici e in Germania, e con una tassazione assai più contenuta in Francia e Spagna. Infine, il dato più direttamente legato alla protesta: in Italia ci sono 50.000 posti letto nelle residenze universitarie, contro 175.000 in Francia e 195.000 in Germania.


Purtroppo, le misure del Pnrr destinate a mutare questa situazione hanno sofferto di una impostazione decisamente criticabile da parte del Ministero, e rischiano di contribuire poco. Le analisi della massima esperta italiana in materia, Federica Laudisa dell’Osservatorio della Regione Piemonte, disponibili da tempo in un volume gratuito online dell’Università Statale di Milano lo mostrano chiaramente.  La misura sulle borse di studio, comunque valida per pochissimi anni, rischia di scontrarsi con le disponibilità delle Regioni che devono cofinanziarla. Il fondo per l’”Housing universitario” destina 660 milioni per la creazione di 47.500 nuovi posti letto; ma le risorse sono indirizzate ad operatori privati, in partenariato con le università, sia per nuove strutture che per sfruttare la disponibilità già esistente, con l’impegno a coprire per i primi tre anni i costi di gestione dei posti letto per studenti fuori sede. Ma dopo il 2026 le tariffe potrebbero salire fino ai livelli di mercato. Si tratta di uno dei casi in cui l’assenza di un dibattito pubblico sul Pnrr e il mancato ascolto da parte del governo Draghi rischia di comprometterne gli esiti.


Perché questi dati sono un problema? In primo luogo, perché non contrastano a sufficienza le forti disuguaglianze sociali esistenti in Italia sull’accesso all’università: per chi proviene da famiglie meno abbienti, per chi ha genitori con un basso titolo di studio la probabilità di iscriversi è molto minore. E’ una delle cause della bassa mobilità sociale italiana. In particolare, la carenza di alloggi rende difficile e costosa la frequenza a chi proviene dai centri dell’Italia minore, specie in aree dove il pendolarismo è difficile per carenza di servizi di trasporto. Tutto questo, in un paese in cui la percentuale di giovani con la laurea è la più bassa dell’Unione Europea. Infine, perché, contribuendo ad innalzare il costo degli studi, da un lato favoriscono il fenomeno della migrazione di studenti italiani all’estero (dove poi spesso si fermano) e dall’altro scoraggiano gli stranieri a venire da noi; per quanto in crescita gli stranieri iscritti da noi sono ancora la metà rispetto a Francia e Germania. Si tratta di uno dei canali più interessanti per accogliere e integrare quelle risorse umane giovani e qualificate che giocano un ruolo sempre più importante nelle prospettive demografiche dei paesi.
Ma merito della protesta è anche quello di richiamare la nostra attenzione sulla più generale situazione della casa e delle aree urbane in Italia.

Sotto il primo profilo, gli studenti e le loro famiglie devono cimentarsi sul mercato dell’affitto privato, così come le giovani coppie, le famiglie senza patrimonio.

Questo, in un paese in cui la quota di appartamenti in affitto è decisamente più bassa che all’estero e nel quale la politica della casa è da molto tempo sempre e solo disegnata per chi la possiede (che pesa elettoralmente molto di più) e non per chi deve affittarla. Manca un’azione pubblica più generale per il diritto all’abitazione: tocca rimpiangere le politiche di Amintore Fanfani, di tanti anni fa. Sotto il secondo profilo, i cambiamenti delle città italiane meritano un’attenta riflessione. Il mercato vede sempre più protagonisti grandi interessi finanziari, in grado di plasmare le sorti di interi quartieri indipendentemente dai piani delle Amministrazioni e dalla vita dei cittadini. La pressione del turismo – in sé benvenuta – lasciata a sé sottrae disponibilità a studenti e lavoratori, con il rischio di trasformare i nostri centri storici in un’ininterrotta sequenza di B&B e fast food a danno non solo dei residenti ma anche delle attività commerciali che esistono a servizio di chi ci vive. Quelle tende, insomma, ci indicano temi serissimi: è ben non trascurarli.

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