Michel Martone
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Nuove regole/ L’ultima sfida sul lavoro, dagli orari al cuneo fiscale

di Michel Martone
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Venerdì 30 Settembre 2022, 00:13 - Ultimo aggiornamento: 00:14

È probabile che i significativi segnali di rallentamento dell’economia che abbiamo sotto gli occhi si aggravino nei prossimi mesi a causa, tra gli altri, della crisi energetica, della persistente situazione di alta inflazione e del conseguente aumento dei tassi di interesse ad opera delle banche centrali. Tuttavia, nonostante la difficile congiuntura e gli impegnativi proclami elettorali, è difficile che il governo in via di insediamento, anche in ragione del poco tempo a disposizione, possa, in occasione della legge di bilancio, procedere a riforme radicali. Né quella fiscale, perché rischierebbe di esporre il nostro Paese a violente reazioni dei mercati finanziari, come quelle di recente scatenate dalla thatcheriana scelta di Liz Truss di aumentare il debito pubblico per ridurre le tasse, principalmente, sui redditi più elevati, né tantomeno l’abolizione del reddito di cittadinanza, perché potrebbe scatenare significative tensioni sociali che, anche in ragione delle posizioni assunte dal movimento cinque stelle, rischierebbero di impantanare sul nascere l’azione governativa.


Per questo è invece probabile che, alla fine, il governo scelga di procedere in continuità con quello di Mario Draghi non solo per quanto riguarda la legge di bilancio ma anche per quel che riguarda il metodo di governo dell’economia e dunque tenti, sin dai primi passi, di ricostruire con imprese e parti sociali il clima di fiducia necessario ad affrontare il difficile quadro macroeconomico che abbiamo davanti. Così, se da un lato la riforma degli ammortizzatori sociali posta in essere dal Governo Draghi potrà essere utile ad aiutare le imprese energivore a sospendere la produzione per far fronte al caro energia senza ridurre l’occupazione, dall’altro sarà ben presto necessario affrontare la questione salariale, con un grande accordo concertativo come si accingeva a fare il Governo Draghi prima che gli venisse revocata la fiducia oppure attraverso specifici e mirati interventi legislativi, perché la spirale inflattiva che ha fatto seguito all’emergenza pandemica e si è aggravata con l’invasione russa dell’Ucraina, unitamente alla proposta di direttiva sui salari minimi adeguati approvata pochi giorni fa dal Parlamento europeo, hanno reso evidente che si tratta di una vera e propria emergenza. 
Per questo, al di là delle convenienze tattiche, è agevole prevedere che ben presto governo, imprese e parti sociali dovranno inevitabilmente tornare a confrontarsi con il grande tema della produttività del sistema economico e soprattutto, al fine di evitare che gli aumenti retributivi si traducano in una scala mobile di nuova generazione che possa portare ad ulteriori spinte inflattive, con quello del rapporto tra aumenti salariali e produttività del lavoro. 


Ed è anche questa la ragione per la quale è importante che, sin dalla prossima legge di bilancio, il Governo proceda senza indugio sulla via della riduzione del cuneo fiscale gravante sulle nuove assunzioni e sugli aumenti retributivi legati alla produttività, incentivando anche il coinvolgimento dei lavoratori nella governance e la partecipazione agli utili delle imprese, come promesso da FdI nel corso della campagna elettorale.

Per incentivare imprese e sindacati confrontarsi con la sfida della produttività, introducendo, sin dai prossimi rinnovi contrattuali, sistemi di misurazione e valutazione dei risultati che possano aumentare la domanda interna e progressivamente liberare risorse da utilizzare per contrastare le crescenti disuguaglianze, promuovere la bigenitorialità (che è una sfida culturale che ha bisogno di risorse) e, perfino, ridurre gli orari di lavoro, secondo una linea di tendenza che sta emergendo in molti altri paesi e che consentirebbe anche di produrre significativi risparmi sotto il profilo energetico. 


E per le stesse ragioni è altrettanto importante che il governo proceda lungo la via dell’incentivazione dei processi di upskilling, reskilling e long life learning, anche favorendo la riduzione dell’orario di lavoro secondo la linea di tendenza che sembra emergere dalla nuova disciplina in via di emanazione del decreto sul Fondo Nuove Competenze.

Da ultimo, sebbene dell’argomento non si sia parlato in campagna elettorale, resterà centrale il grande tema del lavoro da remoto posto che, anche in mancanza di indicazioni governative, è sempre più richiesto dai lavoratori, soprattutto i più giovani, e continua ad essere praticato da tante imprese che non intendono disperdere la lezione imparata nel corso della pandemia. Riforma del sistema retributivo, ridefinizione delle qualifiche professionali, ripensamento dell’orario di lavoro, valorizzazione dei risultati, implementazione del lavoro ibrido: sono queste le grandi sfide che attendono governo imprese e parti sociali. 

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