L'analisi/ Ma il limite non serve a contrastare il riciclaggio

4 Minuti di Lettura
Giovedì 27 Ottobre 2022, 23:58

Il tetto all’uso del contante è stato oggetto di un sali-scendi per lungo tempo: in vent’anni, è stato modificato dieci volte. Chi ne sostiene l’importanza, ai fini dell’antiriciclaggio, fonda il proprio ragionamento sugli impatti positivi che le limitazioni possono avere ai fini dell’azione di contrasto non solo del riciclaggio , ma anche dei reati “presupposto”, primo fra tutti l’evasione fiscale, con ciò implicitamente ammettendo l’incapacità di contrastare l’evasione in prima battuta o comunque avulsa dall’impiego dei relativi frutti. Comunque, si tratta di un ragionamento basato su stime, ipotesi e indizi, sempre contornato da cautele probabilistiche. Vi è, poi, chi sostiene il contrario, proprio sottolineando gli elementi di incertezza e le conseguenze non favorevoli che potrebbero discendere dal tetto.

La Bce, in un parere a suo tempo redatto su una proposta di legge, ha ammesso l’inesistenza di oggettivi riscontri sul contributo del tetto all’azione di contrasto del lavaggio del denaro sporco. Ora, di fronte alla proposta della Lega di elevare a 10 mila euro il limite rispetto ai 1.000 che dovrebbero entrare in vigore nel 2023, la premier Giorgia Meloni non è entrata nel merito del quantum, ma ha annunciato che il governo metterà mano a questa materia. Se ne trae che ella concorda sull’innalzamento del limite, ma non ritiene di formulare ancora una proposta. A livello europeo si sta discutendo se introdurre una siffatta limitazione, che negli approfondimenti ruota intorno a 10 mila euro, ma per ora non si è arrivati a una conclusione anche perché determinati Stati non hanno alcun tetto, in primis la Germania. L’esigenza di porre ordine in materia, per evitare concorrenze sul piano normativo a livello europeo, è difficilmente contestabile. Del pari, sarà necessario evitare il cosiddetto “gold plating”, cioè l’andare oltre, nei singoli Paesi, quel che sarà richiesto a livello comunitario. Tuttavia, non si può rimanere in un’attesa inoperosa. Ma la fissazione di un tetto deve tener conto del grado di diffusione ancora insoddisfacente dei mezzi diversi dalle banconote, dei relativi oneri, del fatto che queste ultime vanno considerate come il prioritario strumento nelle transazioni avendo potere liberatorio in quanto moneta a corso legale, nonché delle incertezze sui benefici delle limitazioni in questione, ma anche del rispetto della libertà negoziale nelle transazioni.

In questo quadro, non è proprio condivisibile il previsto decollo del tetto di mille euro. Proprio per tali incertezze, a fronte della proposta a 10 mila euro formulata dalla Lega, un limite attorno a 5 mila euro dovrebbe essere un punto di equilibrio che non trascura il principio di precauzione e, nel tempo stesso, non trasforma le analisi incerte in verità rivelate.


Dagli inizi degli anni Novanta del secolo scorso, allorché si è cominciato a varare norme per la prevenzione e il contrasto del riciclaggio, si è pressoché costantemente agito con pragmatismo, realismo e ampie convergenze. Ma fondamentale è il ruolo che possono svolgere le banche e gli altri soggetti che vi sono tenuti con le segnalazioni delle “Sos”, le operazioni sospette. Di esse è necessario non solo conoscere il numero, crescente in diverse centinaia di migliaia, che si sbandierano come se rappresentassero un successo conclusivo, ma l’esito o le valutazioni quando, per esempio, passano dall’Unità di informazione finanziaria (Uif) ai soggetti competenti per le indagini e all’Autorità giudiziaria. La grande evasione si annida nella strumentalizzazione di ruoli anche inconsapevoli che possono svolgere gli intermediari. In questo senso, l’Uif va rafforzata e trasformata in una vera e propria Authority con un vertice e una governance indipendente, con ampia competenza ed esperienza internazionale, con personaggi non alla fine della carriera. L’occasione propizia è data dal previsto varo dell’Amla, l’Autorità europea antiriciclaggio per la cui sede l’Italia è candidata con preferenza per Roma. Tale istituzione dovrebbe essere accompagnata da regolamenti e direttive europei che rafforzeranno la lotta al riciclaggio del denaro sporco destinato a diversi impieghi, ivi incluso il finanziamento del terrorismo. Non è benaltrismo, ma necessità di non fare del limite al contante una sorta di “naso di Cleopatra” dal quale dipendevano i destini; ma piuttosto, sostenere l’organicità della lotta in questione con una pluralità di mezzi e il contrasto dei reati spesso alla base del riciclaggio. In ogni caso, su una qualunque proposta di legge sul tetto al contante - come prevede la norma comunitaria - si dovrà pronunciare la Bce che, in passato, ha emesso la pronuncia di cui si è detto. Primum non nocere: la sdrammatizzazione di questa vicenda è comunque nell’interesse di tutti.

© RIPRODUZIONE RISERVATA