Angelo De Mattia
Angelo De Mattia

L'analisi/ La chiarezza che serve sul taglio dei tassi

di Angelo De Mattia
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Domenica 7 Aprile 2024, 00:08

Ci vediamo in giugno, così bisognerebbe dire parafrasando il titolo del recente libro postumo di Gabriel Garcìa Marquez, a proposito dell’orientamento della Bce di decidere di tagliare i tassi d’interesse di riferimento a giugno e non prima? In questo modo, la riunione del Consiglio direttivo che si terrà l’11 prossimo si profila come una seduta di transizione che verosimilmente non affronterà, con un approccio decisionale, il tema del costo del denaro. Ora siamo nel periodo nel quale i membri del Direttivo devono osservare , in vista della suddetta seduta, il massimo riserbo. Ma fino a pochi giorni fa, come al solito, si sono susseguite dichiarazioni di questo o quel componente dell’organo continuando in questa che sta diventando una singolare prassi nella quale gli stessi membri chiedono “ab externo” alla Bce, come se non ne fossero esponenti di vertice - insomma, essi medesimi la Bce - di adottare decisioni, a seconda delle diverse posizioni, volte ancora a contrastare l’inflazione nell’area, benché essa sia in discesa, oppure ad abbassare la guardia, allentando le restrizioni, visto il calo dell’inflazione, per tener conto dei rischi di rallentamento dell’economia o di una pur possibile recessione.
A questo proposito è illuminante il resoconto della riunione del Consiglio direttivo della Bce del 7 marzo - le cosiddette minute - che, pubblicato giovedì, 4 marzo, è la dimostrazione concreta che le posizioni più interessanti sostenute dai membri di quest’ organo sono quelle che si manifestano al di fuori dello stesso. Non si registra nelle minute, sia pure senza far nomi, alcuna voce critica. Viene condiviso nella riunione che si stanno rafforzando i motivi a favore del taglio dei tassi di riferimento, ma è ritenuto essenziale prestare molta attenzione alla sostenibilità del processo di disinflazione e, dunque, disporre dei dati di maggio sui salari e sui servizi prima di decidere.

Visto tutto ciò, viene spontanero chiedersi: una volta condivisa questa linea, che senso ha, poi, vestirsi da leoni e sostenere, da parte di alcuni membri, che anche l’11 aprile prossimo il Direttivo potrebbe esaminare una eventuale riduzione dei tassi? Lo si fa in base ai dati nuovi, il decremento dell’inflazione registrato, nell’area, a marzo al 2, 4 per cento, rispetto al 2,6 di febbraio (mentre in Italia è ben al disotto il 2 per cento) ? Ma allora bisogna essere espliciti. Considerato che nessun dissenso è emerso nella seduta di marzo, mentre alcuni, ivi compreso il Governatore Fabio Panetta, sostenevano già a febbraio che si erano sufficientemente determinate le condizioni per l’abbassamento del costo del denaro, a questo punto o ci si differenzia apertamente con adeguate e pur possibili motivazioni o si aderisce alla linea del prossimo giugno oppure non si sostiene alcunchè riservandosi di intervenire allorchè sarà necessario. Ciò che non è ammissibile è un procedere sullo stile “Furia francese - all’esterno - ritirata spagnola”, all’interno. Si provoca così disorientamento. L’11 aprile invece bisognerebbe affrontare proprio l’esame dell’impostazione della politica monetaria, la validità dell’agire inseguendo i dati “riunione per riunione”, cosi guardando solo al passato, nonché della rinuncia alla “forward guidance”, in ogni caso a far leva, come invece sarebbe necessario, sulle aspettative, mentre si agisce diversamente escludendo una funzione di orientamento e di stimolo della politica monetaria. Un chiarimento è poi necessario sui rapporti della manovra con la linea della Federal Reserve. Insomma, occorrerebbe non sciupare la prossima seduta dell’11 valutando anche i collegamenti tra politica monetaria e Vigilanza bancaria.
Intanto, le banche vanno avanti avviando la riduzione dei tassi attivi, come ha dimostrato in Italia il presidente dell’Abi Antonio Patuelli.

Di questo passo, le future decisioni della Bce potrebbero paradossalmente configurarsi come mere registrazioni di quanto si è già verificato nel settore, dimostrandosi così una non particolare capacità di incidere d’anticipo da parte di un Istituto centrale. Insomma, sarebbe l’ora delle scelte strutturali anche nel governo della moneta, anziché vivere alla giornata.

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