Angelo De Mattia
Angelo De Mattia

L’analisi/ La sfida della Bce per una stabilità finanziaria

di Angelo De Mattia
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Martedì 30 Aprile 2024, 00:06

L'occupazione, sulla quale si riflette in queste giornate mentre ci si propone l'attivazione di misure di politica economica e fiscale, non è materia che è o possa essere estranea alla leva della politica monetaria. Fino a un certo punto, la Bce, in questi mesi, ha manifestato preoccupazione perchè la dinamica dei salari, nell'area, avrebbe potuto innescare una loro spirale con i prezzi, confliggendo così con la linea di contrasto dell'inflazione avente lo scopo di ricondurre l'aumento dei prezzi al target del 2 per cento cosiddetto simmetrico. Poi, però, ha ritenuto di escludere questa eventualità e oggi appare chiaro che un tale rischio viene considerato inesistente, anche per l'assorbimento delle variazioni salariali da parte dei profitti. Ma ciò fornisce lo spunto per porre attenzione sul mandato della Banca centrale, come fissato dal Trattato Ue. All'Istituto, e più in generale al Sistema di Banche centrali del quale è a capo, spetta la “mission” del mantenimento della stabilità monetaria che si concreta nel conseguimento del suddetto target con la conseguenza che scostamenti verso il basso o verso l’alto, in una prospettiva di medio termine, richiedono l'intervento della politica monetaria attivando la panoplia delle misure disponibili per riportare l'inflazione al livello prescritto. Fatto salvo questo obiettivo, la Bce è chiamata, sempre dal Trattato, a sostenere le politiche economiche generali nell'Unione al fine di contribuire alla realizzazione degli obiettivi della stessa. Insomma, solo dopo avere raggiunto il target scatta il “mandato” del sostegno diretto all'economia. E', questa, l'impronta impressa dalla cultura e dalla politica tedesche in occasione dell'istituzione della Bce nonché dalle mediazioni della Germania con la Francia che riguardarono il livello dell'euro alla sua nascita, la sede dell'Istituto stesso (Francoforte) e la governance. La differenza con la Federal Reserve americana è netta. Questa ha lo scopo primario del perseguimento della massima occupazione e con questo mandato si deve combinare il conseguimento della stabilità monetaria che, anche per la Fed, si concreta nel target del 2 per cento. Nel caso della Bce, in definitiva, ci si fonda sul convincimento discutibile che la stabilità della moneta agisca nel senso di dare impulso allo sviluppo dell'occupazione; per la Federal Reserve, invece, l'occupazione, il lavoro sono fini primari pure del banchiere centrale. Per il Trattato Ue la tutela del risparmio costituisce la finalità esclusiva.

Su questa materia si è esercitato un numero ingente di teorie, di scritti, di istanze politiche. Ma, al fondo, si arriva all'indicata distinzione, non considerando affatto eterodosso il lavoro come scopo primario anche dell'agire del Banchiere centrale. Poiché siamo in una fase pre - elettorale per l'Europarlamento affrontare il tema dell'adeguatezza del mandato della Bce sarebbe utile, anche alla luce di quel che è accaduto negli ultimi tre anni. Oggi con un'inflazione nell’area al 2, 4 per cento ci stiamo comunque avvicinando all'obiettivo e il sostegno alle politiche economiche comincia in ogni caso ad apparire doveroso. La “mission” prevista dagli Usa costituisce, tuttavia, un esempio da valutare. Una Bce che agisse avendo primariamente sullo stesso livello sostegno alle politiche economiche e all'occupazione, da un lato, e mantenimento della stabilità dei prezzi, dall'altro, potrebbe dare un contributo maggiore non solo alla tutela del risparmio che è fondamentale, ma anche alla crescita e al lavoro e, soprattutto, rendere agevole un raccordo tra la stessa politica monetaria, le politiche di finanza pubblica e le politiche dei redditi. Ciò ovviamente nel rispetto delle reciproche autonomie istituzionali. Non è certo facile rivedere il Trattato, ma pur ci si deve muovere. Poiché, d'altro canto, la stabilità monetaria è strettamente collegata alla stabilità finanziaria, anche le attribuzioni di Vigilanza bancaria conferite alla Bce non dovrebbero essere isolate, bensì andrebbero coordinate strettamente con le funzioni monetarie. Il conflitto di interesse a volte evocato non sussiste dal momento che il collegamento andrebbe disciplinato con norme precise, accompagnandolo altresì con una valorizzazione del principio di sussidiarietà in base al quale ciò che può essere fatto a livello di singoli Stati non va accentrato. Anche una revisione del genere non si consegue facilmente; l'alternativa, però, è l'accontentarsi di un non soddisfacente “status quo”. Lo sviluppo di programmi europei per il lavoro, aumentando nettamente l'impegno sinora dimostrato, si gioverebbe non poco della possibilità di una Bce che, sulla base di valutazioni assolutamente autonome, potesse agire con un mandato anche per il sostegno alle politiche economiche e all'occupazione, nonché per un migliore perseguimento della stabilità finanziaria.

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