Dal punto di vista dei commercianti, il principale motivo che rende poco gradito l'uso dei mezzi di pagamento elettronico è sicuramente il costo degli apparecchi e del servizio offerto dagli istituti finanziari. Un costo che negli ultimi anni si è ridotto ma continua a incidere. Nella sua audizione di ieri però la Banca d'Italia ha citato ulteriori dati, facendo notare come pure la gestione del contante sia onerosa: non solo per le banche (tesi sostenuta da sempre dall'Abi) ma anche per gli stessi esercenti.
Più in particolare è stato menzionato uno studio del 2020, che contiene i risultati della seconda indagine della stessa Bankitalia sul «costo sociale degli strumenti di pagamento in Italia». L'analisi si sofferma sugli oneri sostenuti dalla collettività a fronte delle varie forme di pagamento possibili (contanti, carte di pagamento, bonifici, assegni, addebiti diretti); e anche su quelli che ricadono specificamente sulle imprese e sugli esercenti.
Le commissioni
Gli oneri in caso di accettazione delle carte di credito e di debito includono invece le commissioni e risultano notevolmente calati rispetto alla precedente indagine, i cui dati si riferiscono al 2009. Una singola operazione costa in media 46 centesimi che però valgono solo lo 0,65% dell'importo medio, decisamente più elevato con i pagamenti elettronici. Lo strumento più dispendioso in termini di costo unitario è l'assegno (1,03 euro, incide il rischio di falsi e insoluti) ma questo mezzo di pagamento corrisponde a transazioni di importo molto più elevato, sopra i 2 mila euro).
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